Due rifiuti e mezzo ogni metro quadrato di spiaggia, per un totale di 2.183 rifiuti censiti. Su venti arenili monitorati nei laghi Iseo, Maggiore, Como, Garda e Trasimeno, la plastica si conferma il materiale più trovato, con un percentuale del 75,5%. Questi i numeri che emergono dalla prima ricerca svolta in Italia sull’inquinamento degli ambienti lacustri da Legambiente in collaborazione con Enea, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.
La ricerca, partita tre anni fa con l’iniziativa Goletta dei laghi allargando lo spettro di indagine alle microplastiche, ossia le particelle di plastica con dimensione inferiore ai 5 millimetri, quest’anno si è concentrata anche sui rifiuti di grandi dimensioni. I laghi monitorati sono stati quelli di Iseo, Garda, Como, Maggiore, d’Orta, Cavazzo, Trasimeno, Bracciano, Paola, per un totale di circa 80 ore di campionamento complessivo e 40 chilometri percorsi dalla manta, la rete utilizzata durante l’operazione. Oltre alle spiagge dei bacini toccati dalla campagna e il centro lago, sono stati esaminati anche i principali immissari ed emissari.
L’anno scorso i laghi di Como e quello Maggiore sono risultati i più inquinati con una densità media di microplastiche al chilometro quadrato rispettivamente 157mila e 123mila particelle. “Il nostro studio, il primo a livello nazionale, dimostra che il problema del marine litter non riguarda soltanto mari e oceani – spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente -. L’80% della plastica che arriva sulle nostre spiagge viene trasportata proprio dai fiumi ed è presente in misura preoccupante anche nei laghi. L’obiettivo, dunque, è di approfondire ulteriormente la dinamica delle microplastiche nei laghi, analizzando il ruolo che questi sistemi semi-chiusi svolgono, in relazione alla presenza dei loro immissari ed emissari. Di certo il problema dei rifiuti dispersi sta assumendo proporzioni sempre più preoccupanti ed è necessario e urgente mettere in atto politiche di prevenzione e sensibilizzazione per ridurre gli impatti economici e ambientali causati da questa emergenza”. Dopo la plastica, secondo Legambiente, tra i materiali più trovati c’è il vetro/ceramica, 10,3%, seguito da metallo, 4,7% e carta/cartone, 4,1%.
Per quanto riguarda i rifiuti, invece, al primo posto figurano i mozziconi di sigaretta, con una percentuale del 29,4%. Subito dopo, i frammenti di plastica, intesi come residui di materiali che hanno già iniziato il loro processo di disgregazione, bottiglie e pezzi di vetro 7,4%, sacchetti di patatine e dolciumi 5,6%, bastoncini per la pulizia delle orecchie 3,5% e frammenti di carta 3,34%. Secondo Legambiente, la principale causa della presenza dei rifiuti sulle sponde dei laghimonitorati, risulta essere la cattiva gestione dei rifiuti urbani. Ad essa sarebbe riconducibile circa il 63% degli oggetti inquinanti, soprattutto imballaggi alimentari, ad esempio sacchetti di dolciumi e bottiglie, e rifiuti da fumo, mozziconi ma anche accendini e pacchetti di sigarette. Altre cause sono da ricercare nella carenza dei sistemi depurativi e nell’abitudine di usare wc e scarichi domestici come pattumiera.
A questi due fattori sarebbe riconducibile il 5,4% dei rifiuti. In particolare, per quanto riguarda gli scarichi fognari non depurati, il 55% dei campionamenti eseguiti in 17 bacini evidenziano la presenza di cariche batteriche oltre i limiti di legge. Su 68 punti campionati in sei regioni italiane, Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Umbria e Lazio, 38 sono quelli giudicati ‘fortemente inquinati’ e ‘inquinati’. A questi si aggiungono dei punti critici, come nel caso dei 24 ‘malati cronici’ segnalati dall’associazione a ogni edizione della campagna partita nel 2006.
“Quello che chiediamo è di mettere in campo interventi strutturali di lungo periodo anche e soprattutto con politiche di adattamento al clima – conclude il direttore generale di Legambiente – cambiando allo stesso tempo l’approccio che fino ad oggi ha guidato la pianificazione della risorsa idrica. Contro chi, invece, continua a sversare in maniera abusiva, chiediamo invece alle autorità competenti di intervenire immediatamente applicando la nuova legge sugli ecoreati”. Secondo Legambiente i ritardi nell’affrontare la situazione, oltre ad avere gravi conseguenze sugli ecosistemi lacustri, hanno già portato una multa da pagare all’Unione Europea di 25 milioni di euro, ai quali si aggiungono 30 milioni ogni sei mesi finché il Paese non riuscirà a mettersi in regola.