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Ancora proteste xenofobe a Chemnitz, picchiato 20enne siriano

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Pressione massima dell’estrema destra tedesca su Angela Merkel e sulla sua politica per l’immigrazione. A Chemnitz, epicentro della protesta anti-stranieri da domenica, sono previste nuove manifestazioni dalle 18 e sabato. E la tensione nella ex Ddr continua a salire: segno ne è che un 20enne siriano è stato picchiato e ricoperto di insulti xenofobi mercoledì sera da tre persone a Wismar, vicino al Mar Baltico. Gli aggressori, che hanno agito con una catena di ferro, sono ora ricercati dalla polizia.

Dopo che nelle manifestazioni di domenica e lunedì gli agenti si sono trovati in netta inferiorità numerica rispetto a neonazisti, hooligan di calcio e altri estremisti, a sostenere la polizia della Sassonia arriveranno rinforzi da altri cinque Stati e dalla polizia federale. A Chemnitz la protesta di stasera è stata organizzata in coincidenza con un incontro con la cittadinanza sulla democrazia organizzato dalle 19 dal governatore Michael Kretschmer. Quanto a sabato, quella indetta da AfD e altri gruppi anti-immigrati è una “marcia silenziosa” per la vittima dell’accoltellamento.

Tutto è cominciato nella notte fra sabato e domenica scorsi, quando un 35 tedesco, il falegname Daniel H., è stato accoltellato e ucciso al termine di una lite. La polizia ha arrestato come sospettati un 22enne iracheno, Yousif Ibrahim A., e un 23enne siriano, Alaa S. Domenica sera stessa il gruppo di ultradestra Pro Chemnitz ha lanciato una protesta per mostrare “chi comanda in città”: nei filmati si vedono dimostranti che compiono una ‘caccia allo straniero‘ per le strade. Aggrediti un afghano, un siriano e un bulgaro, in scende descritte come ‘pogrom’ da diversi osservatori, che hanno sollevato indignazione e polemiche. Lunedì sera, poi, sono stati in 6mila a rispondere all’appello del movimento xenofobo e islamofobo Pegida e del partito di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD): in quell’occasione alcuni dimostranti hanno fatto il saluto nazista. La cancelliera Merkel, che fino a venerdì sarà in Africa per discutere di come agire sulle cause dell’immigrazione, è intervenuta martedì: non c’è posto per “l’odio nelle strade”, ha detto, ricordando che la Germania è uno “Stato di diritto”.

Mentre la polizia della Sassonia è finita nella bufera perché sospettata di avere fatto trapelare il mandato d’arresto secretato contenente le identità di sospettati per l’omicidio di sabato, la situazione rischia di essere infiammata ulteriormente da una nuova notizia che è emersa, cioè che il sospettato iracheno per l’accoltellamento del 35enne di sabato fosse in qualche modo riuscito a evitare il rimpatrio nonostante una lunga lista di precedenti penali.

Parrucchiere, secondo la Bild l’uomo era arrivato in Germania nel 2015, cioè nel pieno picco della crisi dei migranti in Europa, quando oltre un milione di rifugiati arrivò in Germania. Da allora sarebbe stato condannato a sette mesi di carcere con pena sospesa per aggressione e incriminato per altri reati, fra cui portare droghe illegali oltre i confini nazionali, frode e danni a proprietà.

Solitamente i crimini commessi da immigrati vengono sfruttati dal partito di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD) e da Pegida, che bollano Merkel come “traditrice” per avere consentito loro di entrare nel Paese. Alexander Gauland, leader di AfD e fuoriuscito dalla Cdu di Merkel, ha dichiarato a Die Welt che “è normale che le persone siano stufe della situazione…L’immigrazione sta distruggendo la sensazione di potere fidarsi del proprio vicino”.
 

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