Conte in Cina – Il premier Giuseppe Conte arriva oggi in Cina per partecipare al secondo Forum sulla Via della Seta, l’ambizioso progetto economico-politico che intende migliorare i rapporti commerciali con i Paesi occidentali e (si sospetta) fa crescere in Europa e in tutto il mondo, l’influenza cinese. I Paesi rappresentati sono 37, Conte è l’unico capo di governo del G7, ma ci sono anche Putin, l’austriaco Kurz, diversi leader africani e asiatici, il segretario generale dell’Onu Guterres e la presidente dell’Fmi Christine Lagard. Conte, questa sera, parteciperà alla cena di gala di benvenuto con Xi Jinping (che è stato in Italia poche settimane fa). Il Forum sarà occasione per chiarire meglio percorsi, occasioni, limiti e paletti della Via della Seta, mettere a punto il discorso sul riequilibrio della bilancia commerciale tra Italia e Cina e definire l’attuazione degli accordi firmati a Roma su diverse materie (connettività, turismo, porti ecc.).
Caso Siri – Dopo i dissensi sul 25 aprile, lo scontro in seno al governo gialloverde continua sul caso Siri. I M5S insistono con Di Maio e Fico: “Deve dimettersi”. Salvini risponde: “Non se ne parla nemmeno”. Di Maio va in pressing anche su Conte che è in Cina per qualche giorno e, al suo ritorno, dovrebbe incontrare il sottosegretario ai Trasporti indagato per corruzione in merito a una mazzetta (promessa o pagata) sulle norme per l’eolico. Il premier ha per le mani un bel problema: se obbliga Siri a dimettersi rompe con la Lega, se gli permette di restare, rompe con il M5S. Un aiuto potrebbe arrivargli dalla magistratura che, nei prossimi giorni (anche interrogando Siri) potrebbe chiarire la portata della questione che lo riguarda. Ma Di Maio spiega: “Il garantismo è sacro, ma non è paraculismo. Siri avrà modo di dimostrare la sua innocenza, ma qui c’è un’indagine per mafia. La questione è politica non giudiziaria Siri va sospeso”. E riparte lo scontro con Salvini e i leghisti che ricordano i tanti indagati non dimessi del movimento grillino.
Marcia per un’Europa più giusta – I sindacati europei riuniti nella Ces (Confederazione sindacale europea) manifestano oggi (10,30) a Bruxelles in Place de Luxembourg. Chiedono un’Europa più giusta per i lavoratori, salari più alti, condizioni di lavoro migliori. I sindacati italiani saranno presenti in forze. “In Europa non si ascolta la voce dei lavoratori, non si parla di giovani, né di uno sviluppo che sia davvero sostenibile, con scelte di investimento che riguardino l’intera Unione e non i singoli paesi. Ci sembrava necessario che questa voce la facessimo sentire forte” ha detto ai microfoni di RadioArticolo1, Susanna Camusso, responsabile esteri della Cgil. Effettivamente, una delle questioni europee meno affrontate è la scarsa presenza dei sindacati nelle grandi decisioni economiche europee. Secondo la Ces è una delle cause della distanza da colmare tra Bruxelles e i 500 milioni di abitanti della Ue.
Profughi – Dopo i migranti e i rimpatri, si discute dei profughi. Secondo i dati Eurostat appena usciti, nel 2018, l’Italia ha superato la Francia per numero di asili concessi. Il numero complessivo dei profughi accolti in Europa è sceso del 40% in un anno: da 538mila (2017) a 333mila (2018). In testa alla graduatoria europea resta la Germania che ha concesso 139.600 asili; seguita dall’Italia, 47.885; e dalla Francia, 41.440. L’Italia è l’unico Paese che ha aumentato il numero (diecimila in più del 2017). Di sicuro rimane un problema da affrontare la mancanza di una politica unitaria europea sull’argomento e sul regolamento di Dublino che dovrebbe essere più equo rispetto alla distribuzione dei profughi, ma che non funziona se è vero che la Spagna ne ha concessi solo 2.965 e l’Austria ha la percentuale più alta rispetto alla sua popolazione con 20.700 concessioni su 8,773 milioni di abitanti (come se l’Italia ne concedesse oltre 150mila). Altri Paesi com Polonia, Ungheria e Rep. Ceca concedono poche decine di asili all’anno. E’ evidente che ciascuno fa come crede e, il problema diventa sempre più grave per Bruxelles.
F1 a Baku – Comincia a Baku, in Azebaigian il quarto week end di Formula 1. I primi tre sono stati favorevoli alla Mercedes che, con Hamilton e Bottas, ha conquistato tre vittorie. La classifica piloti vede in testa Hamilton con 67 punti, seguito da Bottas (62), Verstappen (39), Vettel (37). Nella classifica costruttori, la Mercedes ha 57 punti di vantaggio sulla Ferrari. Il circuito cittadino di Baku (6 km), ha 16 curve e si percorre in senso antiorario. Il record sul giro è di Vettel. Alla Ferrari piace e il giovane Leclerc lo adora. Le macchine di Maranello arrivano in Azerbaigian con alcune modifiche che dovrebbero renderle più veloci e più continue. Dopo Baku mancheranno 18 Gran Premi, la Ferrari ha tutto il tempo per recuperare ma, cominciare a lanciare segnali positivi (anche agli avversari) in Azerbaigian, sarebbe importantissimo. In casa Ferrari ci sarà anche da gestire il dualismo tra Vettel e il ragazzo rampante Leclerc. Un problema in più per Mattia Binotto, team principal delle “rosse”.