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Bankitalia commissaria Popolare Bari. Dossier in Cdm, IV diserta

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Arriva il commissariamento per la Banca popolare di Bari. La notizia, trapelata in giornata, diventa ufficiale di venerdì sera a ora di cena, a mercati chiusi. Mentre a Palazzo Chigi si riunisce il Consiglio dei ministri per affrontare il dossier, promettendo di assumere “tutte le iniziative necessarie”, la Banca d’Italia “ha disposto lo scioglimento degli Organi con funzioni di amministrazione e controllo” dell’istituto e la sottoposizione della stessa alla procedura di amministrazione straordinaria, ai sensi degli articoli 70 e 98 del Testo Unico Bancario, in ragione delle perdite patrimoniali”, si legge in un comunicato sul sito della Popolare.

Con il provvedimento sono stati nominati il dott. Enrico Ajello e il prof. Antonio Blandini Commissari straordinari, mentre l’avv. Livia Casale, il dott. Francesco Fioretto e l’avv. Andrea Grosso sono stati nominati componenti del Comitato di sorveglianza. A questi ultimi è affidato il presidio della situazione aziendale, la predisposizione delle attività necessarie alla ricapitalizzazione della banca nonché la finalizzazione delle negoziazioni con i soggetti che hanno già manifestato interesse all’intervento di rilancio della banca”. La PopBari “prosegue regolarmente la propria attività – si assicura – La clientela può pertanto continuare ad operare presso gli sportelli con la consueta fiducia”.

L’accelerazione sulla vicenda è repentina: nel pomeriggio, parlando in conferenza stampa a Bruxelles, il premier Giuseppe Conte aveva assicurato che “Il sistema bancario italiano è solido e in buona salute, negli ultimi due anni ha compiuto grandi progressi. Al momento non prevediamo nessun intervento per nessun istituto”. Ma poche ore dopo, il cda della banca è stato convocato dalla Vigilanza di Bankitalia: ieri il board aveva avviato le procedure per un’azione di responsabilità nei confronti dell’ex amministratore delegato e di ex dirigenti dell’istituto. L’istituto, si apprende, è alle prese con un piano di ristrutturazione con un aumento di capitale fino a un miliardo di euro.

La vicenda provoca mal di pancia anche nel governo: come annunciato già da ieri, Italia Viva fa sapere che non parteciperà alla riunione del Cdm, convocato “senza alcuna condivisione e dopo aver espressamente escluso ogni forzatura o accelerazione su questa delicata materia” segnando “un gravissimo punto di rottura nel metodo e nel merito”, accusa Luigi Marattin, vicepresidente dei deputati renziani. A Palazzo Chigi, anche per la convocazione tardiva di venerdì sera, quando molti hanno lasciato Roma, si presenta una sparuta rappresentanza di ministri: oltre il presidente del consiglio Giuseppe Conte, ci sono i ministri dell’Economia Roberto Gualtieri, del Lavoro Nunzia Catalfo, dell’Interno Luciana Lamorgese, degli Affari europei Enzo Amendola e del Sud Giuseppe Provenzano. Da Catanzaro, Luigi Di Maio frena: “Serve una riflessione, noi aiutiamo i risparmiatori, non gli amici delle banche”.

Alla fine l’atteso decreto non arriva: il Consiglio dei ministri, spiega Palazzo Chigi in una nota, “ha espresso la determinazione ad assumere tutte le iniziative necessarie a garantire la piena tutela degli interessi dei risparmiatori e a rafforzare il sistema creditizio a beneficio del sistema produttivo del Sud, in maniera pienamente compatibile con le azioni di responsabilità volte ad accertare le ragioni che hanno condotto al commissariamento della Banca”.

La vicenda provoca mal di pancia anche nel governo: come annunciato, Italia Viva diserta la riunione del CdM, convocato “senza alcuna condivisione e dopo aver espressamente escluso ogni forzatura o accelerazione su questa delicata materia” segnando “un gravissimo punto di rottura nel metodo e nel merito”, accusa Luigi Marattin, vicepresidente dei deputati renziani. “Stupisce che chi per anni ci ha attaccato demagogicamente su provvedimenti finalizzati a sostenere i risparmiatori – sottolinea – si renda oggi responsabile di una operazione incredibile, finalizzata più a salvaguardare le responsabilità di chi doveva gestire e/o vigilare e non l’ha fatto”.

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