La maggioranza di governo non può aspettare il tagliando di gennaio. L’esecutivo giallorosso, che domani celebrerà i primi 100 giorni a Palazzo Chigi, perde i pezzi proprio in quell’ala della maggioranza, forse più fragile, ma anche più quotata. Mentre i rapporti con Italia Viva di Matteo Renzi, sembrano sempre più conflittuali.
I tre pentastellati che hanno lasciato il Movimento 5 Stelle – Francesco Urraro, Stefano Lucidi e Ugo Grassi – hanno dato una scossa all’impianto, costringendo il premier Conte a scendere in campo e a rimetterci mano, nel tentativo di non far franare un governo nato per arrivare al 2023. Per questo il capo di Palazzo Chigi avverte, chi nel dubbio oggi si trova con un piede sulla soglia, “non scommetterei su Salvini. Auguro al senatore Ugo Grassi di avere più fortuna di me. Io ci ho lavorato con Salvini e non è che abbia ottenuto grandi risultati”. L’avvocato del popolo è forte dei numeri di Camera e Senato, che hanno superato la prova della risoluzione sul Mes, ma sa che i malumori, soprattutto tra i pentastellati, non sono affatto sedati. Per questo il vertice di lunedì servirà non solo per mettere sul tavolo i punti “roventi” che agitano gli alleati, ma anche a serrare le fila, rassicurando la squadra di poter tenere la barra dritta.
“È il momento di lavorare ancora di più e pensare al dopo. Tutti i parlamentari devono essere coinvolti in questa prospettiva”.
L’obiettivo di Conte è difendere e puntare sulla coesione, cercando nella riunione di lunedì sera a Palazzo Chigi, dopo la fiducia sulla legge di bilancio, di portare a casa una “comunità di intenti” che porti a termine la legislatura, superando i nodi più spinosi come giustizia e autonomia. Il problema non è solo quello di mettere d’accordo diverse anime politiche sul futuro del governo. Conte è consapevole che il momento di confusione e di tensione che vive il Movimento ha grosse ricadute su Palazzo Chigi, mentre “il Pd esprime maggiore compattezza e unitarietà”. In questa condizione, chiamato in causa dallo stesso Zingaretti che proprio oggi gli chiede di “guidare la cordata”, Conte veste i panni del leader politico e con una bordata, mascherata da “buon consiglio”, ammette che il Movimento “alla seconda prova governativa, sta manifestando qualche sofferenza. Quel che ho suggerito a Di Maio è di dare segnali di rinnovamento, riorganizzazione e ristrutturazione. Una maggiore partecipazione può essere la soluzione per un movimento che ha tante fibrillazioni interne”. Un’entrata a gamba tesa che “irrigidisce” Di Maio da un lato e dall’altro viene letta come assist da chi, da mesi, contesta il capo politico. Per questo Conte corregge il tiro: “Quando parlo di una maggiore partecipazione ragiono di una cosa che Luigi Di Maio sta già realizzando nei fatti, proprio in questi giorni, e mi riferisco al progetto dei facilitatori. Questa è la strada per assicurare maggiore partecipazione e coinvolgimento”. E per sfatare ogni dubbio su una maggiore “empatia” con dem, precisa: “Quando ho parlato del Pd e della sua compattezza è perché dopo la fuoriuscita di Renzi e la nascita di Italia Viva è oggettivamente più compatto. Non voleva essere un giudizio comparativo rispetto al Movimento che, come tale, ha una maggiore ricchezza al suo interno”.
Non sono però solo i travagli interni del Movimento a mettere in difficoltà Conte. Un’altra grana rischia di minare l’equilibrio dell’esecutivo. A sorpresa viene convocato un CdM per salvare la Banca Popolare di Bari con decreto ad hoc. Ed Italia Viva ufficializza lo strappo: non parteciperà alla riunione del Consiglio dei Ministri.
“La convocazione improvvisa di un Consiglio dei Ministri sulle banche, senza alcuna condivisione e dopo aver espressamente escluso ogni forzatura o accelerazione su questa delicata materia, segna un gravissimo punto di rottura nel metodo e nel merito”, spiega Luigi Marattin, vicepresidente dei deputati di Italia Viva. Mentre Ettore Rosato, coordinatore del partito, è tranchant: “In attesa di conoscere come giustificheranno la loro ipocrisia noi non partecipiamo al voto in Consiglio dei Ministri. Il tempo è galantuomo e lo sarà sempre di più”.