L’Arsenal è in un vero e proprio momento magico. Tutto va per il meglio nella squadra di Arsene Wenger dove Ozil si è inserito perfettamente, Ramsey sta vivendo la sua stagione di affermazione definitiva e cosa più importante il primo posto sta diventando qualcosa di più di una semplice esperienza casuale o temporanea.
I Gunners, soprannominati Goonies da qualche anno proprio come i ‘Nerd’ anni ’80 perché alla fine erano sempre quelli un po’ sfigati, i primi della classe che però non vincevano mai, questa volta fanno davvero paura e l’unico dubbio che tutti i tifosi della squadra londinese si pongono è solo uno: riusciranno a reggere a questo ritmo fino al termine della stagione?
In compenso stentano tutte le altre: United e City sono ripartite quasi da zero dopo gli adii a Ferguson e Mancini e il Liverpool di tanto in tanto si imbambola. Il livello della concorrenza insomma sembra essersi un pochino appiattito mentre l’Arsenal gioca da favola, a tratti incanta. E i quattro punti di vantaggio in Premier League ci stanno tutti.
Oggi l’avversario è l’Hull, squadra da prendere con le molle sul proprio terreno (ne sa qualcosa il Liverpool, battuto domenica per 3-1) ma non straordinaria in esterna. I Gunners arrivano da otto vittorie in nove partite mentre l’Hull va vinto una sola gara esterna in trenta precedenti di Premier League. Una volta vinse anche all’Emirates: era il settembre 2008, 2-1.
Bendtner, ex della Juve che Wenger ha ripreso ben volentieri cambiandogli ruolo e impostazione di gioco, con l’Hull va a nozze: tre partite da titolare e due gol.
A queste statistiche a senso unico ne vanno aggiunte un paio d’altre, comunque significative: l’Arsenal non perde in casa da quindici partite (11 vittorie e tre pareggi) e Ozil, scaricato dal Real senza troppi rimpianti, al momento è il miglior uomo assist d’Inghilterra con sei passaggi decisivi. Fate i vostri conti e fate il vostro gioco. A completare quella che sembra una perfetta macchina da gioco e da gol Wojciech Szczesny, il portiere dell’Arsenal la cui difesa ha invece margine di miglioramento: il che esalta le qualità del n.1 che vanta un minimo di sedici tiri nello specchio della porta a partita e una percentuale di interventi dell’81%. Come dire, in difesa si può migliorare. Ma il portiere meglio di così non può proprio fare…
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