La cosmetica sta per cambiare volto: una rivoluzione invisibile, sia dal punto di vista dei prodotti che da quello dei prezzi, ma a suo modo epocale. E che potrebbe prendere il via da un ex stabilimento per la produzione di yogurt nel bolognese, dove Bio-On ha annunciato entro fine 2017 l’avvio della produzione di microplastiche naturali, destinate a sostituire i polimeri artificiali all’interno di creme e rossetti. “Una cosa come quella che sta capitando a noi nel mondo della cosmetica non sarebbe accaduta vent’anni fa. Nell’arco di due anni, due o tre associazioni nel mondo hanno fatto scoprire che c’era questo problema: il governo Usa ha fatto la legge e le associazioni sono cresciute come funghi”, spiega Marco Astorri, co-fondatore dell’azienda, commentando il percorso che in pochi anni ha portato gli Stati Uniti a mettere al bando dai cosmetici le microplastiche – dannose per i mari -, che dovranno quindi essere rimpiazzate con componenti naturali non inquinanti. Oltreoceano il provvedimento entrerà in vigore già dall’estate 2017, mentre nel Regno Unito una legge analoga diventerà operativa alla fine dello stesso anno. In Italia una proposta che va in questa direzione è già stata approvata dalla Camera.
Per Bio-on, questo significa trovarsi di fronte un potenziale mercato da 5 milioni di tonnellate all’anno – a tanto ammonta la quantità di microplastiche attualmente richiesta dal settore a livello globale -, disponendo del prodotto giusto al momento giusto. “I nostri impianti sono più o meno dei birrifici evoluti”, sintetizza ancora Astorri. Quello che producono è Pha, un polimero di origine naturale con proprietà termofisiche identiche a quelle della altre plastiche, ma totalmente biodegradabile e ottenibile attraverso la fermentazione di scarti agroalimentari. Non una scoperta, in verità, ma una riscoperta: il primo a osservare il poliestere ufficiale fu uno scienziato francese un secolo fa. Se fino a questo momento il know-how necessario alla costruzione e alla gestione degli impianti è stato dato in licenza ad altre aziende (tre gli accordi già conclusi, uno dei quali per una linea di giocattoli che sarà presentata in Germania il prossimo febbraio), dalla fine del prossimo anno Bio-On produrrà anche direttamente, all’interno di un ex stabilimento per la produzione dello yogurt di Granarolo, sul quale sono stati investiti 15 milioni di euro e che vedrà l’assunzione, a Castel San Pietro Terme, nel bolognese, di 30 nuovi addetti.
La produzione, orientata appunto al settore cosmetico, sarà inizialmente di 1.000 tonnellate all’anno. Una goccia nel mare, ma funzionale alla strategia di Bio-On, che prevede di fare accordi con i terzisti dei grandi brand per accelerare l’ingresso del prodotto sul mercato e creare uno standard. Dopodiché, lo standard verrà licenziato e offerto ai player del settore. “Non sempre la protezione è la soluzione migliore”, ragiona Astorri in prospettiva, “noi vogliamo andare verso una soluzione aperta. Operando anche nella medicina, vogliamo che tutto il denaro vada verso la ricerca”. Nel futuro prossimo, a Castel San Pietro Terme si potrebbe aggiungere altra produzione destinata proprio a questo ambito: Bio-On è infatti al lavoro sull’impiego del Pha nella teranostica (l’uso delle microcapsule in bio plastiche per la diagnostica e le terapie antitumorali), oltre che nella bio-remediation (il suo utilizzo per rimediare allo sversamento di idrocarburi nel mare o a terra). A chi gli chiede se sia possibile fare tutto questo partendo e restando in Italia, Astorri risponde con un sorriso: “Siamo partiti nel 2007 da un ex conigliera con poche centinaia di migliaia di euro, ora siamo quotati in Borsa con risultati importanti. E contiamo di avere almeno un centinaio di addetti per l’inizio del 2018”.