Strage di lavoratori in Birmania: almeno 123 sono morti nella frana in una miniera di giada, in uno dei peggiori disastri nel settore da anni. A fornire il pesante bilancio della frana a Hpakant è stato il governo. “I minatori sono stati sommersi da un’onda di fango”, ha raccontato un soccorritore, mentre la folla si raccoglieva sotto la pioggia battente attorno ai cadaveri allineati a terra, avvolti in teli di plastica blu e rossi. Prima, intanto, un deputato locale aveva dichiarato che oltre ai morti erano stati recuperati 54 feriti, ricoverati negli ospedali della zona.
La zona di Hpakant, nello stato di Kachin, si trova a 950 chilometri a nord di Rangoon ed è il centro della più grande e ricca attività estrattiva di giada al mondo. Il bilancio è ancora più drammatico dell’incidente del novembre 2015, quando 113 persone morirono sepolte dalla montagna di detriti che nella notte si abbattè su 70 capanne. Le vittime di questi incidenti sono in generale minatori non contrattualizzati, che si insediano in precarie abitazioni vicino alle gigantesche montagne di terra estratta dalle cave. Luoghi che, nella stagione delle piogge, diventano pericolosi.
Gli attivisti locali da tempo denunciano il fatto che l’alta redditività dell’estrazione di giada ha spinto imprese e governo a ignorare le – comunque deboli – regole esistenti. Secondo Global Witness, l’industria della giada in Birmania nel 2014 ha generato 31 miliardi di dollari, la gran parte finita nelle tasche di persone e compagnie legate ai membri dell’ex regime militare. “Il loro lascito per la gente locale è una discarica distopica dove ogni volta decine di persone vengono seppellite vive dalle frane”, aveva dichiarato Mike Davis quando il rapporto era stato diffuso.
La giada ha un ruolo anche nella decennale battaglia delle minoranze etniche nei territori di confine. L’area dove vive la minoranza Kachin è poverissima, nonostante vi si trovino ricchissimi depositi di rubini e giada. I Kachin denunciano di non ricevere una equa parte dei profitti dagli accordi che il governo centrale sigla con le compagnie minerarie, che i critici denunciano essere legate all’esercito – attore chiave nell’amministrazione. Nell’area si sono anche verificati scontri intermittenti, talvolta pesanti, con i soldati.