Il presidente della Lega Dilettanti Belloli ha fatto – involontariamente, ovvio – un grosso favore al calcio femminile. Per una settimana non s’è parlato d’altro: il calciodonne è entrato in tutti i telegiornali, nei programmi non solo sportivi, ha occupato pagine di quotidiani e spazi nelle trasmissioni radiofoniche ricevendo puntualmente attestati di solidarietà e generosa comprensione. E’ arrivato addirittura alle orecchie del premier.
Mai, in passato, aveva goduto di tanta attenzione.
Il signor Belloli ha detto – risulta a verbale – quello che altri pensano, purtroppo: ma non doveva, non poteva permetterselo, in primo luogo per il ruolo che ricopre, le responsabilità che ha.
Eppure vuoi vedere che sparando la madre di tutte le idiozie, finirà per dare davvero una mano al movimento che sembra non gradire?
Il calcio femminile è, come lui sostiene, uno sport “per 4 lesbiche”? E se anche fosse? Non è meno importante di altre “discipline cosiddette minori”, interessa migliaia di ragazze spinte “da una passione esagerata” ed è fisiologicamente destinato a crescere, sempre che la crescita sia assistita dalle istituzioni.
Belloli, per come la pensa, non è ovviamente in grado di riorganizzare il settore: dopo la sua uscita è necessario che la federcalcio di Tavecchio, che proviene dalla realtà dei Dilettanti e conosce assai bene il fenomeno, si occupi più seriamente della questione e sfrutti il momento. Mi verrebbe da dire il momento di popolarità.
E se poi, come sostiene Belloli, si è trattato di un golpe; beh, forse è stato un golpe di fortuna.