Oggi il sedicenne Donnarumma costituisce l’anomalia di una prima pagina, quella della Gazzetta, il principale quotidiano sportivo italiano, i cui titoli sono per “i 20 anni di Buffon”, venti di campo su quasi 38; la biografia dell’irriducibile Bobo Vieri, 42; il ds dell’Inter che parla di Pirlo, 36 (e Candreva, quasi 29); l’addio di Lomu, purtroppo a soli 40 anni. C’è anche un box su Balotelli, 25, operato, fermo. Balo è l’unico personaggio under 35 in copertina, gli altri appartengono al passato o a un presente che presto lo diventerà.
Non ci sono più i personaggi di una volta. Sta sfiorendo anche l’ultimo dei mohicani – Balo, appunto – che da un paio di anni trascorre più tempo a postar foto su Instagram che a tentare di segnar gol. La crisi di popolarità del nostro calcio deriva anche da questa carenza di “fenomeni”: prevale la mediocrità. Ovviamente anche in Nazionale.
Non a caso quelli che… la copertina sono diventati gli allenatori: Conte, Mancini, Sousa, Sarri, Garcia, Allegri. E la colpa questa volta non è dei giornali i quali, affamatissimi, quando credono di aver individuato un tipo da prima pagina se ne appropriano fino a spolparlo, rimediando talvolta brutte figure e facendo irritare i lettori – ogni tanto salta fuori Cassano, 33, ed è tutto dire.
Costruire un personaggio è la cosa più facile del mondo; averne uno autentico, un miracolo. Non a caso siamo ancora aggrappati a Valentino.
E’ giunta l’ora di ripensarsi partendo dal talento, dalla personalità; personalità che non colleziona creste, orecchini, tatuaggi. Ricordo spesso quando c’era uno che portava il codino. Ma era comunque uno e unico.
Ivan Zazzaroni
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