Vedo che qui c’è la possibilità di sfogarsi, di festeggiare le vittorie ed esorcizzare le sconfitte.
Ne approfitto per raccontare un aneddoto che ha dell’incredibile. Nella giornata di martedì mi gioco una martingalina internazionale che prevede anche il pareggio tra Uzbekistan e Giordania, playoff delle qualificazioni asiatiche. Avevo visto la partita dell’andata, finita 1-1 ad Amman e non mi aspettavo una gara molto diversa. In effetti non lo stata: partita brutta, che più brutta non si può. Impossibile da vedere, quasi da sopportare di essere vista tanta era la sua pochezza. Ma essendo la prima tra quelle in programma nel calendario delle eliminazioni mondiali ne sopporto persino la diretta televisiva.
Come poteva andare a finire? Ovviamente in parità, 1-1 con due gol quasi casuali nel nulla totale. Ma a quel punto, già che ci sono, fammi vedere i supplementari. Vedi un film giallo, per quanto brutto, e non scopri chi è l’assassino? Vediamo dunque come se è un lieto fine e per chi.
Al minuto 111, blackout! Il telecronista ci spiega con dovizia di particolari che lo stadio costruito come centro d’eccellenza per l’atletica e il calcio dai sovietici quando l’Uzbekistan faceva ancora parte del’URSS, è stato ristrutturato nel 1996. Ma o non hanno pagato la corrente o la più prossima centrale elettrica ha qualche problemino: i giordani vorrebbero andarsene dal campo e vincere a tavolino. Il loro capitano, Amer Deeb, il trattiene e dice che non si fa così. Non è rispettoso. L’arbitro intima a tutti di aspettare che le luci si riaccendono. Aspetto anche io: con pazienza… una ventina di minuti.
Poi finalmente si ricomincia ma il blackout permane sul campo, perché non succede più nulla. Nel vuoto pneumatico di gioco, dopo quasi tre ore di gara si arriva ai rigori. E al terzo rigore, dopo che gli uzbeki (che scopro essere i “lupi bianchi”) ne hanno già sbagliato uno, altro blackout. Questa volta televisivo.
Il segnale video sparisce e il telecronista, imbarazzatissimo, spiega che a causa di un problema tecnico irrisolvibile in tempi brevi, sono costretti a cedere la linea a un’altra partita e che per sapere come andrà a finire i telespettatori dovranno avere un po’ di pazienza.
Pazienza… ecco. Una caratteristica che mi manca e che qui salta completamente. Il telecomando finisce a terra in un impeto di rabbia e io, in attesa del risultato finale che per la cronaca qualificherà dopo 17 rigori e tre ore e 17 minuti di match la Giordania a un ulteriore spareggio con la quinta classificata della zona sudamericana, per vedere come andranno a finire le altre partite della martingalina, corro al centro commerciale più vicino. Urge un telecomando nuovo.
Schiavi della tecnologia, altro che delle scommesse…
Fabio – Carate Brianza