Lo schianto di Vidal, per fortuna senza conseguenze, mi ha colpito più di altri. E i precedenti, anche tragici, non mancano di certo. Il campione che in stato di ebbrezza perde il controllo dell’auto di grossa cilindrata rischiando la pelle è in fondo una metafora della vita. Della sua vita: è l’incapacità di gestire un’esistenza piena di tutto nella quale il rapporto tra talento e profitto è altamente gratificante e andrebbe tutelato con minore disinvoltura.
Vidal ha tutto di tutto: una famiglia e dei figli, successo, soddisfazioni, denaro, altri sogni realizzabili, un’intera nazione che lo venera, viene da una stagione esaltante e proprio in questo periodo sta difendendo l’onore sportivo del Paese.
“Se mi arrestate fottete tutto il Cile”, ha balbettato ai carabineros mostrandosi poco presente a se stesso ma comunque consapevole del momento e delle responsabilità che si era assunto.
Naturalmente non l’hanno arrestato. Qualche ora più tardi, tornato in sé, Arturo ha pianto chiedendo scusa ai suoi cari e ai connazionali.
Troppo facile perdonarlo. Al campione si perdona tutto o quasi. In fondo noi siamo qui soltanto per osservarli, talvolta adularli, spesso invidiandone il presente, i trionfi e anche le Ferrari.
Unica consolazione: la capacità – tutta nostra – di tenere la strada, rallentando quando è necessario; un talento che talvolta ci fa sentire orgogliosamente superiori.
Ivan Zazzaroni
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