Paura in Germania per il coronavirus. A preoccupare è un boom di contagi: in 24 ore sono stati registrati dal Robert Koch Institute 1.045 casi. Il dato segna un ritorno a livelli paragonabili a maggio: era infatti dal 7 maggio che non si registravano più di mille casi in un giorno. Il Paese corre allora ai ripari e introduce l’obbligo di test per chi arriva: a partire da sabato chi entrerà in Germania da Paesi ritenuti ad alto rischio – cioè al momento la maggior parte del mondo fuori dall’Ue, come pure Lussemburgo, parti del nord della Spagna e la città di Anversa in Belgio – dovrà effettuare un test, a meno che non sia in grado di presentare l’esito negativo di un test recente.
A questi viaggiatori finora era richiesto di fare una quarantena di 14 giorni, ma le autorità tedesche hanno reputato che non fosse abbastanza. I test saranno gratuiti e i passeggeri che si rifiuteranno di farli potrebbero affrontare multe fino a 25mila euro (l’ammontare esatto della multa dipenderà dalle autorità locali). Il ministro della Sanità, Jens Spahn, si è detto consapevole che l’obbligo dei test “ha un impatto sulle libertà individuali” ma lo definisce “un intervento giustificabile”.
I timori per l’aumento dei contagi investono un po’ tutta l’Europa. In Spagna, dove i casi hanno cominciato a risalire dopo che i tre mesi di lockdown si sono conclusi il 21 giugno, venerdì scatta di nuovo il lockdown per Aranda de Duero, cittadina di 32mila abitanti nella regione di Castiglia e Leon, in cui sono stati rilevati cinque cluster attivi. Quanto alla Francia, dove pure aumentano i nuovi casi, il Paese è in difficoltà ad assolvere a tutte le richieste di test perché molti laboratori che li effettuano sono chiusi per consentire allo staff di prendere una pausa. E nel Regno Unito imperversa una polemica politica, visto che il governo ha annunciato che non userà 50 milioni di mascherine che aveva comprato per il personale medico nel pieno della pandemia perché si teme che non siano sicure.
Intanto negli Stati Uniti, che continuano a rimanere il primo Paese al mondo per vittime e contagi, Donald Trump spinge per la riapertura delle scuole affermando che il coronavirus “sta andando via”. E i social lo bloccano per disinformazione sul Covid-19: prima Facebook e poi Twitter sono intervenuti per fermare un post in cui il presidente Usa sosteneva che i bambini sarebbero quasi immuni al coronavirus.