Il governo britannico non può far votare per la terza volta in Parlamento l’accordo sulla Brexit negoziato dalla premier Theresa May con Bruxelles, se il testo è “lo stesso” o “sostanzialmente lo stesso” rispetto a quello già bocciato dai deputati. Lo ha dichiarato lo speaker della Camera dei Comuni di Londra, John Bercow: “Ciò che il governo non può legittimamente fare è ripresentare alla Camera la stessa proposta o sostanzialmente la stessa proposta”, ha affermato.
La dichiarazione di Bercow apre le porte a un rinvio lungo della Brexit. Se lo stesso accordo non può essere votato, a meno che May non sia in grado di sottoporre un nuovo testo ai deputati, la nuova data del divorzio tra Londra e Bruxelles verrà posticipata di oltre tre mesi, cadendo oltre il 30 giugno, data prevista per evitare al Regno Unito di partecipare alle elezioni europee di maggio.
Il via libera al terzo voto sull’accordo era stato dato dai deputati britannici giovedì 14 marzo, dopo aver escluso l’ipotesi di un’uscita in uno scenario di no deal, cioè senza accordo. Con 412 voti a favore e 202 contrari, il Parlamento si impegnava a utilizzare quanto previsto dall’articolo 50 del Trattato di Lisbona, ovvero che la scadenza dell’uscita di un Paese dall’Ue possa essere prorogata all’unanimità dai rimanenti Paesi membri, e ad approvare un accordo di ritiro entro il 20 marzo. Contestualmente è stata bocciata la possibilità di ricorrere a un referendum bis.