Un derby d’Italia al veleno, da cui l’Inter esce più forte e nuovamente motivata verso la lotta scudetto, mentre la Juventus vede interrompersi sul più bello la striscia di 16 risultati utili consecutivi ed è costretta ora a guardarsi solamente alle spalle, a gestire il ritorno della Roma lontana solo cinque punti dalla zona Champions. Il rigore contestato di Calhanoglu, concesso dal Var per un pestone di Morata su Dumfries e battuto due volte (dopo una prima parata di Szczesny) per un’invasione di de Ligt in area decide una partita equilibrata, nervosa e spezzettata, poco spettacolare e non certo bella, che la Vecchia Signora ha condotto con coraggio per mezz’ora prima di restare impantanata tra la cortina di ferro nerazzurra e il nervosismo che i padroni di casa si sono portati sulle spalle per tutta la ripresa, dopo le scintille del recupero della prima frazione. L’Inter riparte e si porta a meno tre dalla vetta, almeno per una notte, mettendo alle strette il Milan, chiamato ora a fare risultato pieno contro il Bologna per non dover di nuovo dipendere dalla squadra di Inzaghi, che ha sempre una partita da recuperare. Handanovic e compagni hanno raccolto un successo di importanza capitale, soprattutto sotto il profilo del morale, ma dovranno comunque confermarsi nelle prossime uscite, ritrovando la scintilla smarrita da un mese e che a Torino non si è certo rivista.
Il tridente della Juve, che schiera dal 1′ Dybala, Vlahovic e Morata, con Cuadrado alto a sua volta a comporre un 4-2-3-1, sorprende un Inter troppo rinunciataria e remissiva fin dalle prime battute. Handanovic si sporca subito i guantoni su un tiro di Vlahovic, poco dopo il portiere interviene male su un cross di Cuadrado, ma la traversa salva i nerazzurri. La Vecchia Signora, spinta dal pubblico dello Stadium di nuovo gremito e ribollente come nelle notti di un tempo, approfitta delle difficoltà dei campioni d’Italia, quasi intontiti dal forcing avversario e capaci di rendersi insidiosi solo con un colpo di testa di Skriniar su palla inattiva. I padroni di casa creano tanto ma non affondano il colpo, perché Morata è impreciso di testa su cross di Vlahovic, e i tiri dalla distanza di Dybala e Cuadrado sono stilisticamente belli ma poco efficaci.
Passata la bufera iniziale, con Dzeko e Lautaro in ombra e un centrocampo perennemente a rincorrere e poco propositivo, l’Inter a poco a poco prende confidenza con la metà campo bianconera, complice l’uscita di scena di Locatelli, che dopo un colpo alla testa in avvio rimedia una botta alla gamba ed è costretto a concludere dolorante il match. Gli ospiti fanno poco per mettere in apprensione la Vecchia Signora, ma al 44′ la gara cambia: il pestone di Morata su Dumfries sfugge a Irrati ma non al Var, che giudica il contatto degno di un calcio di rigore. Szczesny ipnotizza dal dischetto Calhanoglu, ma l’arbitro fa ripetere il penalty tra le proteste generali per un’invasione di de Ligt al momento della battuta. Questa volta il centrocampista del turno non sbaglia, l’Inter si porta avanti e la gara inevitabilmente si accende, nel rettangolo di gioco e sugli spalti.
L’intervallo non placa più di tanto i bollenti spiriti dei ventidue in campo dopo le scintille del lungo recupero (nove minuti), ma rispetto al primo tempo la spinta bianconera è meno efficace, anche perché Handanovic e compagni hanno preso in qualche modo le misure e la Juve non riesce più a trovare gli spazi di prima. La squadra di Allegri a questo punto cerca di appoggiarsi alle sue certezze, Vlahovic e Cuadrado. Il serbo fa tremare i tifosi nerazzurri al 18′, quando si libera di Skriniar con una magia e calcia a giro a lato di un soffio. I cambi, da una parte e dall’altra, non spostano gli equilibri della partita, che scivola via via verso l’epilogo con un’unica scossa, l’azione personale di Zakaria il cui tiro termina la propria rincorsa sul palo. Lì dove si infrangono definitivamente i sogni di rimonta della Juve, che deve guardarsi adesso dal ritorno della Roma, distante cinque punti dalla zona Champions, e da cui riparte la rincorsa verso lo scudetto dei nerazzurri.