Uragano in arrivo nel M5S. Dopo settimane di indiscrezioni e rumors, Luigi Di Maio potrebbe annunciare oggi il suo passo indietro da capo politico del Movimento. Un vero e proprio terremoto a quattro giorni dalle Regionali in Calabria e Emilia Romagna che, secondo quanto si apprende, avrebbe colpito di sorpresa anche alcuni membri di governo pentastellati. Alle 10 tutti convocati a Palazzo Chigi, per delle dimissioni ‘controllate’ nella direzione di una gestione più collegiale. Certo, una mossa eclatante in un momento delicatissimo anche per il governo giallorosso. “Si dimette prima delle regionali. Dicono”, è il commento sibillino di Gianluigi Paragone, senatore espulso a inizio anno e che guida un gruppo di dissidenti anti-Pd.
Il 2020 del M5S, insomma, è iniziato esattamente come quello passato: tribolatissimo e senza un solo giorno di tregua per Di Maio, ormai deciso a farsi da parte. L’ultima tegola sono altre due defezioni: salutano infatti il Gruppo alla Camera Nadia Aprile e Michele Nitti, annunciando il passaggio al Misto. “Sono giunta alla determinazione di non poter più continuare a militare nel MoVimento di cui, sebbene condivida ancora i principi ispiratori, non mi è più possibile tollerare i metodi”, spiega la parlamentare, che attacca i vertici per le accuse sulle mancate restituzioni con un procedimento “illegittimo e infondato”. La reazione? Arriva pochi minuti dopo i primi lanci di agenzia, con fonti pentastellate che spiegano in maniera netta come il motivo dell’addio sia un imminente provvedimento disciplinare”. “Basta andare sul sito tirendiconto.it per vedere che la deputata Nadia Aprile ha effettuato la sua ultima restituzione a dicembre 2018, mentre per Michele Nitti le restituzioni sono ferme ad Aprile 2019”, si argomenta dalla Casa M5S. Secondo alcuni spifferi parlamentari, i due potrebbero presto trovare rifugio nella futura formazione dell’ex ministro Lorenzo Fioramonti, ma non sono in pochi a temere nuove espulsioni dei probiviri nelle prossime ore. Molti sono corsi ai ripari in questi giorni, quindi si tratterebbe eventualmente di un numero “contenuto” di cartellini rossi che, assicurano fonti interne al Movimento, non andrebbero a minare la tenuta dell’esecutivo a guida di Giuseppe Conte. “La maggioranza è solida sia alla Camera che al Senato, non vedo preoccupazioni”, ha ribadito ai cronisti il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà.
Tutti gli occhi sono su Di Maio ora, nonostante domani fosse atteso nel pomeriggio a Roma per presentare i facilitatori regionali. Per loro hanno votato 53.846 iscritti su Rousseau per tre aree: Formazione e coinvolgimento; Relazioni interne (rapporti con gli eletti del MoVimento della regione, punto di supporto per le liste) Relazioni esterne. Si attendono ancora i nomi dei candidati per Liguria, Puglia e Toscana, ma l’impressione è che il futuro del M5S passi adesso da Roma. Per il dopo Di Maio, eletto a furor di popolo nel 2017, ci sarebbe Vito Crimi, componente anziano del Comitato di garanzia. Ma le certezze sembrano davvero debolissime, alla vigilia di un giorno spartiacque per tutto il Movimento.