Centoventotto Paesi hanno sfidato gli Stati Uniti e le loro minacce, all’Assemblea generale delle Nazioni unite. Hanno infatti votato a favore della risoluzione che chiede a Washington di tornare indietro sulla decisione di dichiarare Gerusalemme come capitale d’Israele. Alla risoluzione, che tuttavia non è vincolante sebbene abbia peso politico, si sono opposte nove nazioni, mentre altre 35 si sono astenute (e 21 nazioni erano assenti), dopo che gli Usa avevano minacciato di tagliare gli aiuti economici a chi si fosse espresso contro di loro e avevano tuonato: “Ricorderemo questo giorno”.
Il testo presentato da Yemen e Turchia è analogo a quello che non è passato la scorsa settimana al Consiglio di sicurezza, che aveva ricevuto 14 sì ma era stato bloccato dal veto degli stessi Usa. La risoluzione “chiede che tutti gli Stati rispettino le risoluzioni del Consiglio di sicurezza a proposito della Città santa di Gerusalemme e non riconoscano alcuna azione o misura contraria ad esse”. Inoltre, essa sottolinea che lo status della città “deve essere risolto con negoziati” tra israeliani e palestinesi e che quini qualsiasi decisione che miri ad alterarlo “non ha effetto legale, è nulla e deve essere annullata”.