“Nell’isolamento viene costruita una condizione psicologica per farti crollare. Anche quando ti interrogano sei incappucciato e faccia al muro. Il giorno prima della mia liberazione mi avevano interrogata per 10 ore“. Ospite a ‘Che Tempo Che Fa’, Cecilia Sala racconta della sua prigionia in Iran, dov’è stata detenuta per 21 giorni. “Ero sicura di rimanere di più” in carcere in Iran, “perché questa è stata l’operazione più rapida per liberare un ostaggio in Iran dagli anni ’80. Io seguo l’Iran e ho studiato i casi precedenti, quindi sapevo che 21 giorni non erano molti. Mi hanno tolto gli occhiali, considerati un rischio per i detenuti, ma mi hanno anche tolto le lenti quindi non vedevo niente. Poi mi hanno riportato le lenti con un libro di Murakami scelto da loro, quando è arrivata anche una compagna di cella. Avevo chiesto – ha raccontato – il Corano in inglese perché avevo pensato che era un libro che avessero e non mi potessero negare, invece me lo hanno negato“.
Cecilia Sala: “Chi mi interrogava conosceva l’Italia”
“Nel corso degli interrogatori ci sono momenti in cui ti fanno rilassare, magari con una sigaretta. La mia impressione è stata che loro volessero trovare qualcosa di me che dimostrasse che non ero una giornalista. Chi mi interrogava conosceva l’Italia, perché in un’occasione mi ha chiesto se preferissi la pizza con l’impasto romano o napoletano, e questa è una cosa che solo chi ha familiarità con l’Italia può chiedere”, ha proseguito Sala nel suo racconto.
Cecilia Sala: “Nessuno della mia famiglia ha parlato con Musk”
“Nessuno della mia famiglia e neanche Daniele Raineri (il fidanzato, ndr.) ha mai parlato con Elon Musk. La mia famiglia in quei momenti ha provato a parlare con tutti. Daniele ha contattato il referente in Italia di Musk, Andrea Stroppa, per chiedere se potesse avere notizie, perché Musk in precedenza aveva incontrato l’ambasciatore iraniano all’Onu dopo che dal 1979 non c’erano contatti tra americani e iraniani. L’unica risposta che Daniele ha avuto da Stroppa è che era informato“. “Sapevo che c’era un conto alla rovescia che era l’insediamento di Trump, che li spaventava”, ha continuato Sala.
Cecilia Sala: “Il rischio è perdere fiducia nella tua testa”
“Non mi hanno mai toccato, anche perché i maschi non possono neanche sfiorare le femmine, mi portavano con un bastone in sala interrogatori. Ero incappucciata anche per andare alla toilette. C’erano fari al neon sempre accesi e quando non dormi per giorni perdi anche fiducia nella tua testa. I rumori che arrivavano dal corridoio erano terribili, spesso urla o pianti, e ricordo una ragazza che prendeva la rincorsa per sbattere la testa fortissimo contro la porta della cella”, ha aggiunto.
Cecilia Sala sulla tregua a Gaza: “Non c’è notizia più importante in cui potessi sperare”
“Non c’è notizia più importante che potessi sperare di leggere una volta tornata a casa di quella del cessate il fuoco e del rilascio degli ostaggi”, ha detto infine la giornalista.
