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Conte lancia il Patta per la Rinascita e apre alle opposizioni. Bacchettata a Confindustria

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 Un “patto per la rinascita” che coinvolga anche le opposizioni, ma che “nulla ha a che vedere” con un rimpasto di Governo. Messa “alle spalle” l’emergenza sanitaria, Giuseppe Conte condivide la cornice all’interno della quale intende inserire le misure per far ripartire l’Italia. Nel giorno uno della fase 3 il premier invoca “un nuovo inizio. Dobbiamo agire nel segno dello spirito del 2 giugno, nel segno della condivisione. Dobbiamo ridisegnare l’Italia. E’ un’occasione storica – scandisce – dobbiamo rinnovare il Paese dalle fondamenta”.

Sul tavolo ci sono i 750 miliardi del Recovery Plan, voluto dalla Commissione europea. Non si tratta, è consapevole il premier, di “un tesoretto di cui potrà disporre liberamente il governo di turno, ma una risorsa messa a disposizione dell’intero Paese”. Il confronto, assicura, “si aprirà a tutte le forze della maggioranza ma anche all’opposizione. Si tratta di un patto di rilancio che disegneremo insieme”. Non solo partiti, però. Conte intende chiamare a raccolta a palazzo Chigi “tutti gli attori del sistema Italia” per tracciare insieme la rotta. Gli ‘stati generali’ potrebbero svolgersi già la prossima settimana, nella splendida cornice di villa Pamphili. Certo il premier non dimentica di togliersi un sassolino dalla scarpa e, rispondendo a una domanda, replica in modo deciso al presidente di Confindustria Carlo Bonomi che aveva accusato la politica di essere peggio del virus. “Quell’espressione è sicuramente infelice e la rimando al mittente – dice con chiarezza – immagino che Confindustria porterà progetti lungimiranti che non si limiteranno solo alla riduzione delle tasse, ma comprenderanno anche progetti di grande respiro e impatto per il futuro del Paese”.

 Il presidente del Consiglio sa che l’azione del Governo non è stata immune da errori. Chiede ancora una volta scusa per i ritardi nei pagamenti e assicura che l’esecutivo “farà di più” per le categorie che ancora stentano a ripartire, dalla manifattura al turismo. Le priorità, comunque, sono chiare: tempi più rapidi per la giustizia, una “seria” riforma fiscale che vada a interrompere iniquità e inefficienze e preveda “un regime di vantaggio per l’Intero Sud”, alta velocità ferroviaria che unisca tutte le aree del Paese ( assicurando di ragionare “senza pregiudizi” anche il dossier che riguarda il Ponte sullo Stretto di Messina, riaperto da Matteo Renzi nei giorni scorsi), cantieri “veloci” ma con “controlli antimafia rinforzati”, passando anche per la riformulazione dell’abuso di ufficio e della responsabilità erariale.

 Per procedere “abbiamo un problema di immediata spendibilità – ammette Conte – Ma stiamo lavorando per avere delle anticipazioni”. L’Italia, assicura, utilizzerà sicuramente il fondo ‘Sure’ per la cassa integrazione e le risorse della Bei, mentre sul Mes il premier tiene la linea: la decisione verrà presa dal Parlamento quando saranno chiari i “regolamenti” e la durata del piano di restituzione. “Non cambio idea da oggi a domani – ribadisce – Ricordo solo che non sono soldi regalati ma è un prestito”. Il Mes potrebbe essere il primo banco o di prova per il ‘piano di rinascita’ varato oggi da Conte. Nei prossimi giorni, in realtà, il Governo dovrà sciogliere anche il nodo Autostrade: “Per me ci sono tutti gli estremi per la revoca – ribadisce il premier – Sono state avanzate delle proposte di transazione. Ma siccome è una procedura complessa, tra breve il Governo deciderà”.

 La rotta tracciata dal presidente del Consiglio, comunque, ha il pregio di ricompattare la maggioranza. “Gli impegni del Presidente Conte vanno nella giusta direzione. Adesso bisogna passare dalle parole ai fatti”, commenta qa caldo Matteo Renzi. Entusiasta Vito Crimi, che chiede “un patto forte che sostenga l’azione del Governo” per utilizzare al meglio le risorse. Vuole un tavolo cui sedere per decidere insieme dove mettere i soldi anche il Pd: “La traccia di Conte va sviluppata”, dice Andrea Orlando. Tra le opposizioni, invece, si ripete lo schema di gioco adottato negli ultimi mesi. Duri Matteo Salvini e Giorgia Meloni, più incline al dialogo FI. Il leader della Lega “sfida” il premier su “Modello genova per burocrazia zero e flat tax”. Attacca anche la leader di FdI: “Milioni di italiani assistono basiti, chiedendosi con quale coraggio si facciano nuove promesse quando non sono ancora arrivate le risorse promesse in analoghe conferenze di due mesi fa. Ma forse per rendersi conto di quanto tutto questo sia surreale occorrerebbe, ogni tanto, uscire dal palazzo e dalle conferenze virtuali”.

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