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Corinaldo, condannati i 6 ragazzi della ‘banda dello spray’: pene dai 10 ai 12 anni

 Tutti condannati con rito abbreviato i componenti della ‘banda dello spray’ responsabili della strage alla discoteca ‘Lanterne Azzurre’ di Corinaldo, in provincia di Ancona: Ugo Di Puorto, Raffele Mormone, Badr Amouiyah, Andrea Cavallari, Moez Akari e Souhaib Haddada. Le condanne vanno da 10 anni e 5 mesi a 12 anni e 4 mesi, più lievi rispetto alle iniziali richieste dell’accusa. I pm Paolo Gubinelli e Valentina Bavai avevano chiesto pene tra i 16 e i 18 anni di carcere. Le pene tengono conto della riduzione di un terzo prevista dal rito abbreviato, ma non includono l’associazione a delinquere, non riconosciuta dalla gup di Ancona Paola Moscaroli.

 Gli imputati, poco più che ventenni e tutti originari della Bassa Modenese, erano presenti al momento della lettura della sentenza. La tecnica usata nelle Marche – spruzzare spray urticante e approfittare della calca per derubare chi cercava di scappare – era più che collaudata. È la stessa usata in piazza San Carlo a Torino e in decine e decine di locali e concerti in tutta Italia e all’estero. Sono accusati di omicidio preterintenzionale, associazione per delinquere, lesioni personali, rapine e furti con strappo. A pochi metri da loro, in aula, anche i familiari delle vittime, che hanno definito il verdetto “una giustizia a metà”.

 Il pensiero di tutti torna alla notte tra il 7 e l’8 dicembre di due anni fa. La discoteca di Corinaldo ospitava un concerto del trapper milanese Sfera Ebbasta. I biglietti venduti erano tantissimi e il locale, ricavato da un capannone agricolo e carente sul piano della sicurezza, era strapieno. Quando la banda ha spruzzato lo spray al peperoncino – tecnica utilizzata decine e decine di volte per approfittare del caos e derubare i presenti – è scoppiato il panico. La massa degli avventori ha cercato di uscire dal locale e l’eccessivo peso ha fatto cedere una balaustra fuori da un’uscita di emergenza, la numero 3, dove si era accalcata la maggior parte dei presenti. In tanti sono caduti da un’altezza di un metro e mezzo, schiacciandosi a vicenda. Abbastanza perché perdessero la vita cinque adolescenti – Asia Nasoni, Benedetta Vitali, Daniele Pongetti, Emma Fabini, Mattia Orlandi – e la 39enne Eleonora Girolimini.

 Ai familiari non è bastato il tentativo abbozzato da tre degli imputati di scusarsi per quello che hanno fatto. Moez Akari, Souhaib Haddada e Andrea Cavallari si sono rivolti ai parenti delle vittime e si sono detti addolorati per l’accaduto, ma si sono anche giustificati. Hanno detto di avere un peso nel cuore, di essersi ravveduti dopo l’arresto ma hanno spiegato di aver agito sotto l’effetto della cocaina, che li avrebbe portati a non comprendere esattamente quello che facevano.

 Amara la replica di Paolo Curi, marito di Eleonora Girolimini, anche lui quella sera nel locale per accompagnare una dei quattro figli della coppia al dj set del suo cantante preferito. “In aula oggi ho visto ragazzi tranquilli – ha detto senza riuscire a nascondere rabbia e dolore davanti a giornalisti e telecamere – come se non si fossero resi conto. Non credo capiranno mai, questi sono giovani criminali”. E ancora: “Questi ragazzi hanno fatto lo stesso in altri locali e non è mai morto nessuno” ma alle ‘Lanterne Azzurre’ è andata diversamente. “Io ero lì dentro, si respirava un’aria di non sicurezza al duecento per cento, la discoteca era sovraffollata all’inverosimile e la tragedia poteva nascere da una bomboletta, da una rissa, da qualsiasi cosa. I gestori, i proprietari, chi ha riaperto un posto tanto fatiscente: sono loro i responsabili”. La Procura guidata da Monica Garulli, infatti, sta seguendo anche un secondo filone d’inchiesta sulle condizioni della discoteca, che chiama in causa oltre al proprietario dell’immobile i gestori, un dj, un addetto alla sicurezza e la commissione di vigilanza sui pubblici spettacoli, presieduta dal sindaco Matteo Principi e due ingegneri.

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