Il premier Giuseppe Conte ha firmato il nuovo Decreto del Presidente del Consiglio che dispone nuove misure restrittive per affrontare la pandemia di coronavirus. Il provvedimento resterà in vigore almeno fino al 3 aprile.
“Le disposizioni del decreto producono effetto dalla data del 23/3/20 e sono efficaci fino al 3/4/20. Le stesse si applicano, cumulativamente a quelle di cui al decreto del Presidente del Consiglio 11/3/20 nonché a quelle previste dall’ordinanza del ministro della Salute del 20/3/20 i cui termini di efficacia, già fissati al 25 marzo 2020, sono entrambi prorogati al 3 aprile 2020”, si legge nel testo.
“È fatto divieto a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi con mezzi di trasporto pubblici o privati dal comune in cui attualmente si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute; conseguentemente all’articolo 1 comma 1 lettera a) del Dpcm 8 marzo 2020”.
Secondo il nuovo Dpcm, sono ottanta le voci nell’elenco delle attività che continuano a rimanere aperte. Oltre tutta la filiera legata al settore farmaceutico e agroalimentare, non si fermano: le attività di estrazione di petrolio e gas, la fabbricazione di articoli tessili, tecnici e industriali, il commercio all’ingrosso dei prodotti del tabacco, i trasporti, i servizi postali e i corrieri, le attività alberghiere, i servizi di comunicazione e informazione, le attività legali e contabili, gli studi di architettura e ingegneria, i servizi di vigilanza, i call center, le attività di riparazione e manutenzione di computer, le attività di riparazione di elettrodomestici e articoli per la casa, il personale domestico.
“Le imprese le cui attività sono sospese per effetto del presente decreto completano le attività necessarie alla sospensione entro il 25 marzo 2020, compresa la spedizione della merce in giacenza”, è scritto nel nuovo Dpcm.
“Sono consentite le attività degli impianti a ciclo produttivo continuo, previa comunicazione al Prefetto della provincia ove è ubicata l’attività produttiva, dalla cui interruzione derivi un grave pregiudizio all’impianto stesso o un pericolo di incidenti. Il prefetto può sospendere le attività qualora ritenga che non sussistano le condizioni”, si legge nel documento. I sindacati, tuttavia, minacciano lo sciopero generale, perché la lista delle attività autorizzate a proseguire il lavoro sarebbe stata modificata nelle ultime ore. Secondo CGIL, CISL e UIL è ancora troppo lungo l’elenco dei settori che restano aperti.