Coronavirus, molti calciatori di Premier League rifiutano di allenarsi per paura del contagio
La Premier League prova a ripartire, ma molti calciatori continuano ad avere paura del Coronavirus, e non sembrano disposti a tornare in campo. L’ultimo caso è quello di N’Golo Kantè, francese del Chelsea, che mercoledì ha chiesto e ottenuto dal tecnico Lampard di restare a casa e non allenarsi al centro sportivo. In particolare il Daily Mail riporta come molti giocatori di colore siano preoccupati per via dello studio dell’Office for National Statistics, secondo cui tali soggetti avrebbero il doppio di possibilità di morire per Covid-19, anche se non sono chiare le cause di questa disparità.
Quello di Kantè è il terzo caso in pochi giorni, dopo quelli di Danny Rose e Troy Deeney. Il terzino del Newcastle, parlando al podcast Lockdown Tactics, ha ribadito la sua posizione fortemente critica: “Sto morendo dalla voglia di torna a giocare a calcio, ma considerato tutto quello che sta accadendo, c’è gente che sta avendo grossi problemi con il Coronavirus. Non voglio lamentarmi, ma il fatto è che la gente ci spinge a farci tornare in campo come se fossimo porcellini d’India o ratti da laboratorio. Faremo questo esperimento e capiremo se funziona o meno. Immagino la gente a casa mentre dice: ‘Beh, guadagnano un sacco di soldi, dovrebbero giocare’. Potrei rischiare la mia salute per il divertimento della gente e non è qualcosa che voglio fare se devo essere onesto“.
Deeney: “Probabilità di contaminazione elevatissime”
Sulla stessa linea anche il capitano del Watford, così a Talk the Talk su Youtube: “Mio figlio ha cinque mesi e ha avuto difficoltà respiratorie. Non voglio tornare a casa e metterlo in pericolo. Con le nuove regole in vigore devi guidare in tenuta da gara, non puoi fare la doccia, quindi devi rientrare a casa con i vestiti sporchi e sudati che indossi: le probabilità di contaminazione sono elevatissime. Io non rientrerò in campo, non ci sarò. Preferisco perdere qualche sterlina piuttosto che mettere a rischio la mia famiglia. La situazione rischia di diventare paradossale: non possiamo andare a tagliarci i capelli dal parrucchiere ma possiamo restare in area di rigore a spingerci e saltare in 19 persone. Non capisco: a queste domande nessuno risponde non perché non vogliono, ma perché non si sa cosa dire”.
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