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Coronavirus, sette morti in Italia. I contagi sono oltre 230

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È salito a 7 il numero dei morti in Italia a causa del coronavirus. Il bilancio dei contagi da Covid-19 nel nostro Paese è di 231.

Ieri hanno perso la vita un 62enne di Castiglione d’Adda, un 80enne di Castiglione d’Adda, nel Lodigiano – morto all’ospedale Sacco di Milano – e un uomo di 88 anni di Caselle Landi, sempre in provincia di Lodi.

Conte: “Cattiva gestione dei protocolli di un ospedale ha contribuito a focolaio”

Resta ancora da individuare il cosiddetto “paziente zero”. “Stiamo ricostruendo una mappa genealogica, ma non siamo ancora all’individuazione del paziente zero“, ha confermato il premier Giuseppe Conte, secondo il quale “una gestione non del tutto propria in un ospedale ha contribuito alla diffusione del virus”. Conte ha anche parlato della crisi economica che questa situazione potrebbe scatenare. “L‘impatto economico potrebbe essere fortissimo. Non siamo ancora in condizioni di fare valutazioni, perché non sappiano ancora quali sarà l’effetto contenitivo delle misure adottate. Sicuramente ci sarà un impatto economico per la sospensione delle attività nelle zone interessate, ma noi siamo pronti a fronteggiare questa emergenza anche economica. Ce la metteremo tutta per sollevarci e contenere l’impatto negativo”, ha aggiunto Conte, che poi ha confermato che le misure per contenere la diffusione del Coronavirus nelle regioni più direttamente interessate, “riguardano la sospensione di tutte le attività tranne i servizi pubblici essenziali. Sospese anche le attività scolastiche”.

Tensione governo-Regioni

È tensione, intanto, tra l’esecutivo e le Regioni sulle misure da adottare per contenere il contagio. “Stiamo lavorando per perseguire un coordinamento, tramite il braccio armato della protezione civile. Noi, se non siamo coordinati e con un criterio di razionalità condiviso, non riusciremo a perseguire l’effetto contenitivo. Ho già fatto vari incontri, ma ho chiamato a raccolta tutti i governatori. Dobbiamo muoverci in piena sincronia. Se non riusciremo, dovremo essere pronti ad adottare misure che contengono le prerogative dei singoli governatori regionali. Ma non dobbiamo arrivare a quello, la collaborazione è stata molto annunciata”, ha fatto sapere il presidente del Consiglio, aggiungendo: “Voglio semplicemente dire che il coordinamento funziona molto bene. Ovviamente, ci aspettiamo un impatto che sia consequenziale. Se ciò non dovesse accadere, dovremmo essere pronti a creare delle iniziative ancora più centrali e incisive, ove fosse necessario”.

Le parole di Conte hanno scatenato l’ira dei presidenti delle Regioni, specie di quello della Lombardia Attilio Fontana. “Mi lascia senza parole la dichiarazione di Conte perché, mai come in questo momento, c’è stata la massima disponibilità a collaborare con il Governo. Se il presidente Conte dice queste cose, sono state proprio le Regioni a indirizzare verso certe decisioni, a essere state proattive e ad adeguarsi alle difficoltà del momento dando una risposta di efficienza superiore. Bisognerebbe dire anche che non sono state tanto ascoltate quando abbiamo detto qualche tempo fa, circa un mese fa, che forse bisognava assumere un po’ più di attenzione al fatto che il virus potesse arrivare anche nel nostro Paese. L’ipotesi tracciata, seppur come extrema ratio, dal premier Giuseppe Conte di avocare a sé e, quindi, al Governo i poteri in materia sanitaria è irricevibile e, per certi versi, offensiva“, ha sottolineato il governatore lombardo.

Critiche anche da parte del governatore della Liguria Giovanni Toti. “Leggo che il premier Conte sarebbe pronto a ridurre il potere di intervento delle Regioni sulla gestione dell’emergenza coronavirus. Senza spirito polemico, che non sarebbe appropriato al momento, rilevo che proprio dalle Regioni sono arrivati stimoli e proposte al Governo nazionale per agire”, ha scritto su Facebook Toti. “Tutte le ordinanze emanate dalle Regioni del Nord sono state concordate col Ministro della Salute. Nel caso della Liguria, se non fosse stata la Regione a proporre e assumere iniziative di prevenzione per garantire la sicurezza dei cittadini, oggi non sarebbe in vigore l’ordinanza che abbiamo assunto e che il Governo ha poi condiviso”.

Per superare gli attriti tra governo e Regioni, il premier ha fissato per oggi un appuntamento con tutti i governatori.

Da Irlanda a Israele: “Non viaggiate in Italia”

Se da una parte sono arrivate rassicurazioni da Bruxelles sul fatto che non vi siano ancora disposizioni sulla sospensione del trattato di Schengen, molti Stati confinanti con le regioni del Nord, le più colpite dal contagio, hanno rafforzato i controlli alle frontiere invitando i propri cittadini a non recarsi in Italia. Bosnia, Croazia, Macedonia, Serbia, Irlanda: la lista si è allungata di ora in ora arrivando fino a Israele. Per ora, Germania, Regno Unito e Stati Uniti hanno solo avvertito i propri viaggiatori ad alzare il livello di attenzione. Mentre la Francia ha imposto a chi torna da Lombardia e Veneto di mettersi in quarantena, come per chi torna da Cina e Singapore.

Oms: “Facciamo tutto possibile per prepararci a pandemia”

L’epidemia di coronavirus ha accelerato in tutto il mondo, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha alzato il livello di rischio a una potenziale pandemia. “Dobbiamo concentrarci sul contenimento, mentre facciamo tutto il possibile per prepararci a una possibile pandemia”, ha detto il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. In particolare, l’Oms ha giudicato “molto preoccupante l’improvviso aumento” di nuovi casi in Italia, Corea del Sud e Iran. L’Italia è il terzo Paese al mondo per numero di contagi. Tuttavia, l’Oms ha osservato un rallentamento della diffusione in Cina, il Paese di origine del virus, dall’inizio di febbraio.

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