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Costa Concordia: 10 anni fa il naufragio, 32 morti tra passeggeri ed equipaggio | LA SCHEDA

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Sono trascorsi 10 anni dal naufragio della Costa Concordia, la nave da crociera che poco prima delle 22 del 13 gennaio 2012 impattò sugli scogli delle Scole, al largo dell’Isola del Giglio, causando la morte di 32 persone tra passeggeri ed equipaggio.
La nave, comandata da Francesco Schettino, dopo l’urto prolungato che provocò una falla di circa 70 metri sul lato sinistro della carena, si abbassò su un fianco. L’impatto provocò la brusca interruzione della navigazione, un forte sbandamento e l’incaglio sullo scalino roccioso del basso fondale prospiciente Punta Gabbianara, a nord di Giglio Porto, seguito dalla parziale sommersione della nave.

Partita dal porto di Civitavecchia e diretta a Savona, con 4.229 persone a bordo – di cui 3.216 passeggeri e 1.013 membri dell’equipaggio – quella sera la Costa Concordia lasciò l’abituale rotta per avvicinarsi all’Isola del Giglio ed effettuare il cosiddetto ‘inchino‘, una manovra ‘turistica’. La nave, però, arrivò a 450 metri dalla costa e poi a 160 metri di distanza: troppo poco per evitare l’impatto. Schettino ordinò “hard to port” cioé: tutta la barra a sinistra, ma due secondi più tardi, la nave urtò il più piccolo degli scogli delle Scole, nei pressi dell’Isola del Giglio.

L’acqua riversatasi all’interno della falla mise subito fuori uso i motori elettrici principali e i generatori a gasolio, causando un black out pochi secondi dopo l’impatto e privando la nave della propulsione. I passeggeri, allarmati dall’impatto e dal blackout, si erano istintivamente radunati ai punti di riunione in attesa di informazioni. Una decina di minuti dopo l’impatto fu annunciato che era in atto un problema ai generatori elettrici, causa del blackout, senza parlare della falla e dell’allagamento. Su richiesta della Capitaneria di porto di Livorno, il Comando di bordo ha ammesso che era in atto un blackout (in corso già da 20 minuti). La nave aveva sminuito la situazione, ammettendo di avere una difficoltà, ma sostenendo di poterla risolvere e senza fare alcun riferimento né alla falla né all’allagamento.

E mentre la Costa Concordia affondava e le lance di salvataggio venivano calate in mare già cariche di passeggeri, prima della fine delle operazioni di salvataggio, Schettino aveva abbandonato la nave per trovare rifugio sugli scogli di fronte al ‘gigante’ che moriva.

Schettino, condannato in via definitiva a 16 anni di carcere, era accusato di naufragio colposo, all’omicidio colposo plurimo, le lesioni colpose, l’abbandono della nave e di persone incapaci. L’ex comandante, secondo la Cassazione che ha confermato la condanna, “ritardò nel dare l’ordine di abbandono della nave tanto che non fu possibile utilizzare le scialuppe sull’ala sinistra, perché già sotto la nave ripiegata su se stessa dopo l’impatto con gli scogli”. Inoltre il comandante “lasciò la nave in piena emergenza”, salendo sull’ultima scialuppa calata in mare, mentre duemila passeggeri erano ancora sul relitto.

Quel che restava della Costa Concordia arrivò a Genova nell’estate del 2014, trainata da due rimorchiatori oceanici e dal giorno seguente è iniziata la sua demolizione. Della Costa Concordia, ad oggi non resta più nulla.

 

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