Prima regola, incrociare le dita. Perché è vero che i contagi restano bassi, ma è vero anche che la paura è ancora tanta. La Sardegna, da 10 giorni isola felice in zona bianca, fa le prove generali per l’estate riempiendo spiagge e ristoranti. E, continuando a blindarsi con i test di ingresso sui passeggeri in porti e aeroporti, sogna una Pasqua finalmente normale.
Ristoranti pieni a pranzo e a cena, bar aperti fino a sera, gente in giro fino a tardi. E poi spiagge già animate da chi prende il sole e tenta il primo bagno di stagione e chioschetti aperti per chi vuole concedersi una pausa pranzo vista mare o un’uscita dopo il lavoro. E’ vero che gli stabilimenti balneari apriranno da maggio a ottobre, ma anche qui volendo ci si può conquistare lettino e ombrellone, se l’obiettivo è l’elioterapia, concessa tutto l’anno. E sul lungomare del Poetto, la spiaggia bianca di 8 chilometri dentro Cagliari, è tutto un viavai di runner, ciclisti e pattinatori. Tutti con la mascherina e tutti a debita distanza, ma tant’è: in Sardegna, in questo momento, complice il clima primaverile, sembra di stare in un altro mondo rispetto alle altre regioni che si avviano rapidamente verso una nuova stretta. La sfida, adesso, è mantenere quel risultato.
“Per quanto ci riguarda, questo dipende dal comportamento di ogni singolo locale, ma naturalmente molto dipende dal comportamento dei clienti, soprattutto all’esterno”, dice a LaPresse Alberto Bertolotti, presidente della Confcommercio Cagliari e Sud Sardegna. “Se dovessimo restare zona bianca anche a Pasqua, chiederemo alla Prefettura di rafforzare i controlli, perché i ristoranti sono una garanzia alla limitazione dei contagi, tutto quello che succede fuori no”. Chiaro che il timore, allentando le maglie dei controlli, è quello di compromettere la stagione turistica, verso la quale si convogliano le speranze di ripresa di una regione intera, che sul turismo fonda gran parte della sua economia. “La fortuna e il fatturato della Sardegna dipendono dai flussi turistici, altrimenti continueremo a scambiarci quei quattro soldi che stanno stagnando nell’economia locale”, sottolinea Bertolotti. “Stiamo facendo il possibile per proteggerci, condivido i test ai passeggeri e il fatto di non aver riaperto tutto e subito. Ma i controlli negli spazi pubblici sono fondamentali”.
A spaventare ancora è la variante inglese, esplosa anche nell’isola, tanto da aver mandato tre comuni del sassarese in lockdown: ne sono già usciti San Teodoro e Bono, ha allungato di una settimana la zona rossa La Maddalena. E’ ancora tutto molto difficile e rischioso, insomma, vietato pensare che sia finita. Ma intanto i sardi, da dieci giorni, hanno ricominciato a vivere.