Quanto solida sarà la maggioranza giallo-rossa in Parlamento? Chi voterà la fiducia all’avvocato del popolo, pronto a guidare un esecutivo nuovo, stavolta targato Pd-M5S? La risposta definitiva arriverà quando le Camere saranno convocate per dare la fiducia, ma già ora si può dire che l’alleanza si allargherà a sinistra con la partecipazione di Liberi e Uguali, necessaria per non preoccuparsi ad ogni voto di Palazzo Madama. E’ grazie a LeU, e al sostegno di altri angoli del Parlamento, che si arriverà ad una soglia più alta dei 161 Sì necessari al Senato.
Ma andiamo con ordine. Sulla carta, Pd e M5S possono contare assieme su una truppa di 158 unità: tre in meno, quindi, del numero magico. La cifra di partenza, per di più, potrebbe scendere: il senatore pentastellato Gian Luigi Paragone, infatti, ha già annunciato che non appoggerà la nuova formula. E come lui sarebbero orientati almeno altri colleghi grillini.
Il Movimento potrebbe controbilanciare queste perdite recuperando quei senatori che avevano espulso, come Gregorio De Falco e Paola Nugnes, attualmente nel Gruppo Misto, che conta tra i suoi componenti anche i primi espulsi dal M5S, Carlo Martelli e Maurizio Buccarella. I due si sono comunque allineati spesso ai pentastellati. Per poter navigare con più sicurezza, però, bisognerebbe contare su qualche voto in più.
E sempre dal Misto questo sostegno potrebbe arrivare: ci sono, infatti, 4 rappresentanti di Liberi e Uguali, ben disposti dalla prospettiva giallo-rossa. Il loro appoggio è dato ormai per scontato. Non è un caso che uno di loro -l’ex magistrato Pietro Grasso- potrebbe entrare nella compagine governativa. A quel punto, LeU sarebbe legata a doppio filo al Conte II.
Tra i 15 senatori del Misto, poi, ci sono anche due esponenti del Maie, il Movimento associativo italiani all’Estero, ed Emma Bonino (+Europa), il cui comportamento è per ora attendista: durante le consultazioni ha detto di non voler accettare il governo “a scatola chiusa”. Nel Misto, infine, ci sono due senatori a vita: Mario Monti e Liliana Segre.
Qualche voto potrà essere racimolato anche nel gruppo delle Autonomie, dove ci sono i rappresentanti delle minoranze linguistiche (che dovrebbero astenersi), l’ex presidente Giorgio Napolitano e la senatrice a vita Elena Cattaneo. Ma i Sì che sono già sicuri, dalle Autonomie, sono due: da Gianclaudio Bressa e Pier Ferdinando Casini.
A Palazzo Madama, quindi, i numeri della fiducia dovrebbero oscillare tra 163 e quei 171 voti che accolsero, poco più di un anno fa, l’Avvocato del Popolo. Sì necessari: i deputati pentastellati sono 216, i dem 111 (già così si arriverebbe a 327), cui si aggiungeranno 14 esponenti di LeU e altri voti sparsi. Improbabile, però, arrivare ai 350 voti che diedero il benvenuto al governo giallo-verde.