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Csm: riforma approda al Senato, Cartabia chiama maggioranza

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 La riforma del Csm torna all’attenzione della maggioranza: obiettivo portarla in aula al Senato – senza modifiche – mercoledì 15 giugno. Il testo Cartabia , all’esame della commissione Giustizia di palazzo Madama, riprende il suo iter dopo il flop del referendum e il guardasigilli vuole metterla a riparo dalle fughe in avanti di Lega e Italia viva pronte a rivendicare le modifiche non incassate a Montecitorio. Ci sarà infatti oggi una riunione di maggioranza con la titolare della riforma e il ministro per i Rapporti col Parlamento, Federico D’Incà, per trovare la quadra e far procedere spedito il disegno di legge. Lo stop dovuto alle elezioni – amministrative e referendarie – è stato concesso, ma ora – filtra da ambienti di via Arenula – non si può più perdere tempo. Attese entro settembre infatti le elezioni dei componenti di palazzo dei Marescialli e il nuovo sistema di voto deve essere varato entro l’estate per permettere la formulazione dei decreti attuativi. Impossibile quindi portare modifiche al testo, che lo riporterebbe alla Camera. Una ipotesi che il premier Draghi e la ministra Cartabia vogliono evitare, perché, come sottolineato più volte dal presidente della Repubblica la riforma del Csm non è più rinviabile e anzi “va approvata con urgenza”.

 La Lega, reduce del fallimento dei referendum sulla Giustizia, promette battaglia: “Questa riforma è nell’interesse di tutti, sarà un percorso più tortuoso ma si farà. La riforma Cartabia? Quella della Cartabia non è una riforma ma una correzione ad alcuni punti del sistema. E’ positiva ma è blanda e poco incisiva sul sistema. E’ una correzione, noi vogliamo renderla più incisiva, ha aspetti positivi ma va migliorata. Non aspettiamoci la rivoluzione, quella era possibile con il referendum e ora richiderà percorso più lungo”, scandisce Giulia Bongiorno. Per la responsabile giustizia della Lega bisogna ripartire dal “mancato raggiungimento del quorum, dovuto alla mancata comunicazione: nessuno sapeva di questi referendum. Solo alla fine si è fatto allarme, questo è un flop. Ma non dimentichiamo l’esito del ‘Sì’ che ha prevalso sul ‘No’. Chi comunque è andato a votare ha detto sì, siamo d’accordo. E da lì ripartiamo”.

 Auspicio, quello di migliorare la riforma, che trova l’intesa con Italia Viva, “porteremo avanti le nostre istanze e chiederemo di votare gli emendamenti. Noi vorremmo solo migliorare la riforma affinché non risulti totalmente inutile, come sarebbe nel testo attuale”, spiega a LaPresse il senatore Giuseppe Cucca. Insiste il leader di Italia Viva Matteo Renzi: “milioni di persone che hanno votato sì sanno che daremo loro una casa seria e decisiva per il futuro del Paese. Continueremo la nostra battaglia non solo attraverso il libro ma anche e soprattutto in Parlamento. Una riforma ci vuole. E non è la riforma Cartabia. Ne parleremo giovedì in Senato”. Di segno opposto la dem, Simona Malpezzi: “Se tre dei quesiti referendari sono stati oggetto del lavoro fatto alla Camera e sono ‘compresi’ nel testo di riforma del Csm approvato a Montecitorio”, auspicando “che tutta la maggioranza sia compatta nel procedere. Questa è una riforma che riguarda il PNRR e che quindi fa parte degli accordi di governo”.

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