“Non possono entrare a far parte del governo soggetti che abbiano riportato condanne penali, anche non definitive, per i reati” previsti dalla legge ‘Severino’, “nonché per i reati di riciclaggio, auto-riciclaggio e falso in bilancio e che siano sotto processo per reati gravi (ad esempio mafia, corruzione, concussione, etc.)”. Si legge a pagina 8 del ‘contratto di Governo’ siglato da M5S e Lega, sotto il paragrafo ‘Codice etico dei membri del Governo’, il motivo per il quale Edoardo Rixi, condannato in primo grado a Genova a tre anni e cinque mesi nell’ambito del processo ‘spese pazze’ con le accuse di peculato e falso, ha rassegnato le sue dimissioni.
Il ‘caso Rixi’ viene disinnescato in pochi minuti. Dopo la sentenza, il viceministro ai Trasporti si dice tranquillo, ma lascia. Salvini accetta le dimissioni “per il bene del Governo”, ma lo promuove a responsabile Trasporti del Carroccio e attacca: “Trovo incredibile che ci siano spacciatori a piede libero, e sindaci, amministratori e parlamentari accusati o condannati senza uno straccio di prova”. Tutto molto più veloce rispetto al ‘caso Siri’, che ha tenuto il Governo ‘appeso’ per tre settimane e che ha poi costretto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a firmare l’atto di revoca dell’incarico. Il sottosegretario ai Trasporti, creatore della Flat tax, era (ed è), in realtà, ‘solo’ indagato per corruzione, nell’ambito di una inchiesta della Dia coordinata dalla Dda di Palermo e di Roma su presunte irregolarità nel settore dell’eolico. Il codice etico del M5S ne ha preteso comunque ‘la testa’, ma in quel caso il leader leghista aveva provato a ‘resistere’ in ogni modo a ogni deriva giustizialista dell’alleato.
Due casi distinti sin dalla premessa, dunque. Anche la velocità con cui Salvini ha risolto la ‘grana’ Rixi dopo aver tuonato nei giorni scorsi “Rimmarrà al suo posto anche se condannato”, fa riflettere. Il contratto c’è e va rispettato, sembra essere il messaggio. E se vale per i condannati (anche in via non definitiva) dovrà valere per tutto il resto: dalla Tav all’Autonomia, dalla Flat tax alla sicurezza. La Lega del dopo Europee, quella attualmente al 34%, ma che il ministro dell’Interno vuole ancora più forte in vista di possibili crisi di Governo, non perde tempo. Di Maio è avvertito.