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Davide Rebellin, il ciclismo piange il campione infinito

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Si era da poco ritirato dal professionismo, ma continuava ad allenarsi pedalando sulle strade di casa, dove oggi è morto facendo quello che ha sempre amato. Davide Rebellin, 51 anni, professionista dal 1992 fino a quest’anno, è stato travolto da un camion mentre era in sella alla sua bicicletta lungo la strada Regionale 11, a Montebello Vicentino, in provincia di Vicenza. L’autista del camion non si è fermato a prestare i primi soccorsi al ciclista. L’uomo, con il suo mezzo, secondo le prime ricostruzioni sarebbe uscito dallo svincolo dell’autostrada colpendo il ciclista che è morto sul colpo. I carabinieri sono al lavoro per ricostruire la dinamica dell’incidente e per rintracciare l’autotrasportatore. La premier, Giorgia Meloni, si dice “turbata e rattristata dalla notizia” e fa le “condoglianze alla famiglia”.

Grande il cordoglio nel mondo del ciclismo, a partire dal ct della Nazionale, Daniele Bennati: “No dai ditemi che non è vero“, scrive su Twitter. Mentre l’ex ct, Davide Cassani, spiega a LaPresse: “Sono senza parole. Purtroppo non è il primo a morire in bici per strada e non sarà neanche l’ultimo, siamo sempre qui a piangere amici e persone che vanno in bici. Sono veramente triste, perché abbiamo perso un altro ragazzo, uno che dopo trent’anni di bicicletta aveva smesso di correre appena un mese fa. Incredibile, atroce, uno che dedica tutta la sua vita alla bicicletta dopo un mese andando in giro in bici perde la vita”. “Ricordo – aggiunge – quando abbiamo corso insieme nel ’94 e ’95, andammo a fare un allenamento alle Canarie e nonostante lui fosse un giovane e io dieci anni più di lui quando si tornava in albergo lui ‘allungava’ sempre. È sempre stato un professionista esagerato. Viveva per correre in bicicletta, silenzioso, mai visto arrabbiarsi. Un buono, a dispetto di tutti amava la bici e questo gli dava gioia”.

“La scomparsa di Davide – commenta il presidente della Federciclismo, Cordiano Dagnoni – ci ferisce profondamente per due motivi. Prima di tutto perché una tragica notizia vede coinvolto ancora una volta un ciclista. Pur non conoscendo ancora bene le dinamiche dell’incidente, è evidente che ancora molto bisogna fare in questo Paese riguardo la cultura del rispetto. Poi perché tocca un componente della nostra grande famiglia, che ci ha entusiasmato con le sue imprese e che ha corso nel gruppo fino a un mese fa. La bicicletta era la sua vita, anche adesso che aveva deciso di smettere, ed è un destino beffardo quello che l’ha travolto“.

C’è costernazione e dolore nel quartier generale della Work Service, la squadra per cui correva Rebellin: “In questo momento così tragico il pensiero va alla famiglia, agli amici e ai suoi cari a cui voglio manifestare, a nome di tutto il team, la nostra vicinanza e le più sentite condoglianze”, commenta il presidente di Work Service, Demetrio Iommi. “Non ci sono parole per commentare una notizia del genere che ci lascia tutti sgomenti. Davide non è stato solo un nostro atleta ma un vero e proprio punto di riferimento per i giovani del nostro team, per tutto lo staff e per Dynatek. Ha lasciato un segno indelebile in tutti noi”, sottolinea il patron Massimo Levorato.

“Rimango tremendamente scioccato nell’apprendere questa triste notizia. Che la terra ti sia lieve“, scrive su Twitter Vincenzo Nibali, mentre un altro ex campione, Mario Cipollini, affida il suo dolore a Facebook: “Che la terra ti sia lieve. Ci ritroveremo tutti, e continueremo a pedalare sulle strade dell’infinito… chissà quanti pseudo km faremo ancora tutti insieme…”. “Rispetto all’eternità ci divide un battito di ciglia, è questo pensiero che ci dà la forza per superare questi momenti. A presto Davide”, conclude l’ex velocista.

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