L’ombra dei dazi Usa si estende minacciosa sul parmigiano e, in generale, su uno dei settori strategici del Made in Italy, l’agroalimentare, ma una eventuale escalation delle tensioni commerciali rischia di estendere le tariffe doganali ad altri comparti dell’export italiano. Ricevuta l’autorizzazione del Wto a imporre dazi su 7,5 miliardi di dollari di beni dall’Ue per il caso degli aiuti illegittimi ad Airbus, Washington si prepara a colpire i comparti economici in cui c’è un deficit commerciale con il blocco europeo e, secondo una elaborazione di Nomisma, il saldo positivo per l’agroalimentare italiano con gli Usa è di circa 3 miliardi. Il caso ha messo in allarme il governo e le associazioni di categoria italiane. Infatti, dazi punitivi su formaggi e alimenti Dop italiani darebbero un vantaggio competitivo alle imitazioni a stelle e strisce, come il famigerato ‘parmesan’. “A questo punto il problema è molto serio”, commenta il premier Giuseppe Conte, che confida di “poter ricevere attenzione da parte di un tradizionale alleato, gli Stati Uniti, su alcune nostre produzioni che riteniamo veramente strategiche nell’ambito del commercio internazionale”.
Su twitter Teresa Bellanova, ministra per le Politiche agricole, si rivolge direttamente al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e mostra sorridente un piatto di parmigiano e uva. “Presidente Trump ha mai provato il vero parmigiano con l’uva? Salutare e delizioso”, scrive Bellanova, che sottolinea che “il parmigiano è una delle grandi eccellenze del Made in Italy, un formaggio meraviglioso, conosciuto e amato in tutto il mondo” e “rischia di essere gravemente danneggiato dai dazi”, ma “non possiamo permettere che questo accada”. Confagricoltura, attaverso il presidente Massimiliano Giansanti, lancia invece un appello a Conte affinché prenda l’iniziativa per un “indispensabile negoziato diretto” con la Casa Bianca “per tentare di ottenere, in prima battuta, almeno il rinvio dell’entrata in vigore dei dazi”.
Coldiretti fa già il calcolo del costo che avrebbe la sentenza del Wto sul Belpaese, una volta che Washington applicasse le tariffe punitive. Secondo l’associazione l’Italia rischia di pagare “un conto di oltre un miliardo” con l’aumento delle tariffe fino al 100% del valore attuale, che potrebbe colpire “cibo ma anche la moda, materiali da costruzione, metalli, moto e cosmetica” se gli Stati Uniti decideranno di mantenere le stesse priorità della ‘black list’ indicata dal dipartimento del Commercio statunitense e pubblicata nel Registro Federale.
Ma è in serata che la temperatura si alza. Complice un’intervista del segretario di Stato americano, Mike Pompeo, dove l’emissario di Trump conferma che vino e parmigiano “potrebbero” essere nella lista dei prodotti colpiti da dazi. Secca la replica del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio: “L’Italia difenderà i suoi interessi nazionali su ogni campo, specie quello economico e commerciale”, precisa. Toni nettamente meno istituzionali rispetto a quelli tenuti nella conferenza stampa dei due a metà giornata dopo l’incontro a Villa Madama.