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È il giorno del referendum in Lombardia e Veneto: 12 milioni chiamati a votare

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Urne aperte dalle 7 oggi sino 23 in Lombardia e Veneto per il referendum consultivo sulla Autonomia. In Lombardia l’obiettivo annunciato dal governatore Roberto Maroni è superare la soglia del 34 per cento dei votanti, mentre in Veneto, dove c’è il quorum, si dovrà oltrepassare il 50 per cento più uno dei votanti perché la consultazione referendaria sia ritenuta valida. I lombardi avranno di fronte per la prima volta in Italia il sistema del voto elettronico. Sono chiamati al voto tutti in totale fra le 2 regioni 12 milioni di persone. Dai risultati in termini di mobilitazioni e affluenza dipenderà il potere contrattuale dei due presidenti di Regione nell’eventuale trattativa con il governo per ottenere la gestione a livello regionale di materie oggi di competenza centrale.

VENETO

Il governatore del Veneto Luca Zaia lo aveva annunciato pochi giorni fa e lo ha fatto. Stamattina era a votare già all’apertura dei seggi a San Vendemiano (Treviso) alle 7 per la consultazione referendaria per l’autonomia. Zaia è arrivato nel suo seggio, allestito nella Scuola primaria San Francesco, attorno alle 7 a bordo di una 500 gialla, considerata un “portafortuna”. 

“Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?”. Questo il quesito su cui si esprimono gli elettori veneti per il referendum consultivo per l’autonomia che si è aperto oggi alle 7.00 e andrà avanti fino alle 23.00. A differenza della Lombardia, altra regione in cui si vota, è previsto il quorum: perchè la consultazione sia valida deve andare a votare il 50% più uno degli aventi diritto e perchè la proposta passi deve esserci la maggioranza dei voti espressi. Se non si raggiungerà la soglia “non mi dimetto, la mia carica non è in discussione”, ha rimarcato il governatore veneto Luca Zaia, che in caso di vittoria punta a rivendicare con il governo l’autonomia su “tutte le competenze in gioco”.

I governatori leghisti di Veneto e Lombardia, Zaia e Maroni, si rifanno all’articolo 116 della Costituzione, che prevede che le Regioni possano chiedere “forme e condizioni particolari di autonomia”, che possono essere attribuite con legge dello Stato, approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti. L’obiettivo è di portare a casa il massimo consenso possibile sul quesito referendario, in modo da poter avere una posizione forte nella trattativa con Roma. Tra le righe, ma neanche troppo, si cerca di trattenere sul territorio più risorse possibile. Il voto è cartaceo, mentre i vicini lombardi sperimentano per la prima volta in Italia l’e-voting. L’elettore deve presentarsi al seggio indicato nella propria tessera elettorale con un documento di riconoscimento valido. Non è consentito il voto dall’estero, previsto solo per le elezioni della Camera e del Senato e per i referendum nazionali. Il costo della consultazione per il Veneto si aggira sui 14 milioni di euro, con il Viminale che ha chiesto alla Regione più di 2 milioni per la gestione dell’ordine pubblico ai seggi.

LOMBARDIA.

Sette milioni e 897mila cittadini lombardi sono chiamati alle urne per il referendum consultivo per l’autonomia di oggi. Seggi aperti fino alle 23 in circa 3.300 edifici nelle 12 province della Lombardia. Per la prima volta in Italia ci sarà il voto elettronico. Operativi 24mila tablet e settemila ‘assistenti digitali’, che si alterneranno su due turni, per risolvere, in particolare, gli eventuali problemi tecnici grazie all’aiuto di un call center. Costo totale circa 50 milioni di euro, col Viminale che ha chiesto 3 milioni per coprire i costi per la sicurezza ai seggi. In Lombardia, a differenza del Veneto, altra regione coinvolta nel referendum per l’autonomia, non c’è il quorum (50% degli aventi diritto) perchè la consultazione sia valida.

IL QUESITO. Gli elettori trovano sulla scheda elettronica la domanda: “Volete voi che la Regione Lombardia, in considerazione della sua specialità, nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione e con riferimento a ogni materia legislativa per cui tale procedimento sia ammesso in base all’articolo richiamato?”.

COME SI VOTA. Si arriva al seggio con la carta d’identità, la tessera elettorale serve soltanto per individuare il luogo. Gli elettori hanno davanti un tablet. La prima schermata presenta la scritta ‘Inizia’. Si clicca su quel tasto e poi con un tocco si può scegliere fra tre opzioni: ‘Sì’, ‘No’ e ‘Scheda bianca’. Ancora, nel passaggio successivo, si presentano davanti agli occhi due possibilità: ‘Vota’ o ‘Cambia’. Il sistema esce automaticamente entro 5 secondi”: è questa l’ultima fase del voto. “Per legge bisogna consentire di cambiare, però una sola volta. L’unica differenza con il voto con le matite copiative è che non si può annullare la scheda”, ha chiarito nei giorni scorsi il governatore Roberto Maroni, “alla chiusura del seggio, alle 23, il presidente schiaccerà un pulsante e la macchina stamperà immediatamente una schedina con quanti hanno votato, quanti Sì, quanti No, quante schede bianche. Non ci sarà spoglio, non ci sarà rischio di brogli o cose del genere. È la prima volta che si usano le ‘voting machine’, è una sperimentazione”. L’affluenza totale si conoscerà alla chiusura delle urne, poco dopo le 23, il dato intermedio verrà comunicato alle 12 e alle 19. Per lo spoglio definitivo bisognerà attendere almeno un’ora.

OBIETTIVO ALMENO IL 34%. “Sono contento se riusciamo a superare il 34% dell’affluenza raggiunta nel referendum costituzionale del 2001”. Questo l’obiettivo che si è dato il governatore lombardo. “Non c’è nessuna spallata da dare al governo, c’è da aprire un confronto. È chiaro che, se lo apro io da solo, è un conto. Se lo apro io con qualche milione di lombardi che andranno al voto, è tutta un’altra storia”, ha rimarcato Maroni, che ha annunciato che, nel caso vincano i sì, chiederà al Consiglio regionale di approvare una mozione per dargli il mandato di trattare con l’esecutivo su tutte e 23 le competenze previste dalla Costituzione. Un’azione da compiere subito, prima della fine della legislatura. lrs/scp/alm 221021 Ott 2017

IL CONFRONTO CON LA CATALOGNA. “Ogni paragone con la Catalogna è del tutto improprio”. Così Silvio Berlusconi intervistato da La Stampa commenta il referendum in corso in Lombardia e Veneto. “Questi referendum non soltanto si svolgono nel quadro di una piena legalità – aggiunge – questo è scontato, ma hanno come scopo la crescita di tutto il Paese. Se le regioni più efficienti camminano più velocemente, ne guadagna l’intera collettività, al Sud come al Nord. Non è una perdita di tempo che i cittadini siano chiamati a far sentire la loro voce su questo”. 

 

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