Un crollo dei consumi e una corsa al risparmio. E’ l’effetto del coronavirus delineato in Italia dall’Istat che ha fotografato una “brusca contrazione” legata alle misure di contenimento dovute all’emergenza Covid. Come conseguenza un aumento considerevole del tasso di risparmio.
La pressione fiscale è stata pari al 37,1%, in crescita di 0,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è diminuito dell’1,6% rispetto al trimestre precedente, mentre la spesa per i consumi finali si è ridotta del 6,4%. Le misure di sostegno ai redditi introdotte per contenere gli effetti negativi dovuti all’emergenza sanitaria hanno limitato in misura significativa la caduta del reddito disponibile e del potere di acquisto dei nuclei familiari.
La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stimata al 12,5%, in aumento di 4,6 punti percentuali rispetto al quarto trimestre 2019. Il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito rispetto al trimestre precedente dell’1,7%, a fronte di una sostanziale stabilità dei prezzi (+0,2% la variazione del deflatore implicito dei consumi delle famiglie rispetto al trimestre precedente).
La quota di profitto delle società non finanziarie, pari al 42,3%, è aumentata di 0,4 punti percentuali rispetto al quarto trimestre del 2019. Il tasso di investimento, pari al 20,9%, è diminuito di 0,4 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.
In tema di clima di fiducia, l’Istat segnala un miglioramento, rispetto al mese di maggio 2020, sia dell’indice che riguarda i consumatori (da 94,3 a 100,6) sia dell’indice composito delle imprese (da 52,7 a 65,4). Come è accaduto in altri Paesi europei, anche nel Belpaese la fiducia di consumatori e imprese migliora a giugno. L’aumento dell’indice riferito alle aziende e, in particolare, delle loro aspettative, è diffuso a tutti i settori, pur permanendo livelli storicamente contenuti dei diversi indicatori”. Tutte le componenti del clima di fiducia dei consumatori sono in crescita, seppur con intensità diverse. L’aumento è marcato per quello economico (da 72,9 a 87,2) e per il clima futuro (l’indice passa da 93,1 a 105,6), mentre il clima personale e quello corrente registrano incrementi più contenuti (da 100,9 a 104,5 e da 95,0 a 96,4, rispettivamente).
Sul fronte imprese, le stime evidenziano un aumento della fiducia diffuso a tutti i settori anche se i livelli rimangono depressi. In particolare, nell’industria l’indice del settore manifatturiero sale da 71,5 a 79,8 e nelle costruzioni aumenta da 108,4 a 124,0. Per il comparto dei servizi, si evidenzia una risalita dell’indice sia nei servizi di mercato (da 38,9 a 51,7) sia nel commercio al dettaglio (passa da 68,0 a 79,1).