La quota vincente

Dall’Italia di Mancini al ballo di Pogba: promossi e bocciati, i top e i flop di Euro 2020

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Euro 2020 top e flop: scopriamo insieme conferme, sorprese e delusioni dei campionati europei 2020

Dopo la magica notte di Wembley e il trionfo azzurro, è tempo di bilanci per stabilire i top e i flop di Euro 2020. Dalla grande cavalcata degli Azzurri alla presunzione di Francia e Inghilterra, scopriamo insieme chi sono i promossi e i bocciati di questa edizione dei campionati europei 2020.

Euro 2020 top e flop: i promossi

1 – L’Italia di Roberto Mancini

Più forte di tutto e di tutti, in grado da un lato di confermare la tradizione che ci vede (quasi) sempre presenti nei momenti topici e ossi durissimi per chiunque, dall’altro di rivoluzionare un sistema da tutti accettato e condiviso che ci vedeva privilegiare le armi del carattere e della tenacia a quelle del bel gioco. Gli Azzurri hanno vinto e giocato bene, rivelandosi senza dubbio la Nazionale più continua e meritevole del titolo. Una rinascita che pare ancora più incredibile se ripensiamo a quella mancata qualificazione al Mondiale 2018 che suonava molto come una messa di requiem. Un trionfo che sa tanto di genio italiano, quel genio che non a caso a partire dall’Antichità e passando per il Medioevo ha forgiato la società europea dei secoli a venire con buona pace di tutti gli altri attori non protagonisti. Grazie Azzurri, ancora una volta.

2 – La Danimarca e Christian Eriksen

Va bene, in quanto a miracoli sportivi i danesi avevano già dato nel 1992, ma la cavalcata di Kjaer e compagni resta da applausi. Partiti con grandi ambizioni (da noi infatti segnalati come la possibile sorpresa di questi Europei), i biancorossi sono finiti contro un muro dopo pochi minuti della prima partita. Fortunatamente, come sappiamo, la vicenda Eriksen si è conclusa in maniera positiva (e questo sì che è il vero miracolo), ma da quel punto in poi i danesi hanno cambiato faccia e giocato con una serenità che li ha portati lontano. Forse proprio perché regalo più bello della salute del proprio compagno non avrebbero potuto ricevere.

3 – Cristiano Ronaldo

Da più parti è dato in fase calante, ma spiegatelo a lui. A 36 anni abbondanti è capocannoniere della manifestazione, ed è uno dei pochi big a non deludere nemmeno per un secondo. Mentre dall’altra parte del mondo l’eterno rivale Messi solleva la Copa America, lui esce agli ottavi contro il Belgio ma con un risultato un po’ bugiardo. Del resto i lusitani si erano già tolti lo sfizio di conquistare il trofeo nel 2016, e quest’anno parevano decisamente sottotono rispetto alle attese. Quasi tutti, tranne uno.

4 – Pedro Gonzalez Lopez

Ai più questo nome dirà poco o nulla, le cose cambiano se lo chiamiamo con il suo soprannome Pedri. Centrocampista del Barcellona e della nazionale spagnola, ha incantato durante tutto l’Europeo imponendosi come uno dei più forti calciatori nel ruolo. Sembra un veterano, motivo per cui rimaniamo sbigottiti quando leggiamo la sua carta d’identità e scopriamo che a novembre compirà 19 anni. La Uefa lo elegge miglior giovane del torneo, e con buona ragione. La Spagna ha trovato un altro Iniesta e se lo terrà stretto per almeno 15 anni.

 

Euro 2020 top e flop: i bocciati

1 – Il ballo di Pogba

La Francia si è presentata a questi Europei da favoritissima, ma si è visto fin da subito che non era la Francia compatta e concreta di Russia 2018. Tante individualità, tanti protagonismi e poco altro. I transalpini sono scesi in campo in un tripudio di arroganza e presunzione, e (colpa gravissima) hanno costretto il mondo intero ad assistere alle agghiaccianti immagini del ballo di Pogba dopo il 3-1 alla Svizzera. Fortunatamente, le sequenze del centrocampista dello United che usciva dal campo a testa bassa dopo l’eliminazione ci hanno riconciliato col calcio.

2 – Le medaglie inglesi

Per non parlare dell’Inghilterra (non tanto giocatori e tecnico quanto il Paese in sé), convinta di aver già stravinto contro l’Italia prima ancora di scendere in campo dispensando superiorità dall’alto delle sue ben due finali nell’arco di un secolo (“It’s coming home”). I Tre Leoni hanno disputato un ottimo Europeo e a Southgate vanno fatti i complimenti, ma la scena dei giocatori inglesi che si tolgono con disprezzo la medaglia un attimo dopo averla ricevuta è quanto di più desolante si potesse vedere nell’ambito di una manifestazione sportiva, roba da intervento del CIO. Va bene la delusione, ma del resto i successi vanno meritati sul campo e soprattutto nel tempo.

3 – La spocchia di Martinez

Chiamateci sentimentali, ma a noi piace il calcio di una volta: grande rispetto fuori dal campo e gioco duro sul terreno erboso (Chiellini docet). Qui abbiamo spesso assistito alla funzione inversa: poca grinta, poca tensione, pochi cartellini rossi (e questo è senz’altro un bene), ma in compenso tante affermazioni da gradassi nel pre-partita. Citiamo a mo’ d’esempio il ct del Belgio Roberto Martinez, il quale, alla vigilia della gara contro l’Italia, ha dichiarato che se De Bruyne e Hazard avessero dato forfait avrebbero comunque giocato quella dopo. Servirebbe un po’ di umiltà quando si è alla guida di una nazionale sì prima nel ranking (e questo è peraltro un mistero), ma che non ha mai vinto nulla e per il momento prosegue in maniera coerente su questa strada.

4 – Il format

Nessuna polemica sul fatto che l’Inghilterra abbia giocato quasi tutte le partite in casa. In tanti si sono lamentati di questo aspetto, ma forse dimenticano che in ogni edizione di un campionato Europeo o Mondiale c’è sempre una nazionale che gioca in casa. Il problema è piuttosto un altro, e cioè che ci siano squadre che hanno affrontato trasferimenti di quasi 20.000 km in pochi giorni. Formula che può avere del potenziale ma deve essere sicuramente rivista e migliorata, anche se il presidente Ceferin ha lasciato intendere che per il momento prenderà altre strade.

 

#Franky

 

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