Tre italiani sono stati fermati in Slovacchia in relazione all’omicidio del giornalista Jan Kuciak e della sua fidanzata Martina Kusnirova (nella foto una manifestazione per loro a Bratislava). Lo ha riferito il giornale locale Korzar sul proprio sito web. Secondo la testata, che cita fonti proprie e di polizia, i fermati sono Antonino Vadalà, il fratello Bruno Vadalà e il cugino Pietro Catroppa. La polizia ha condotto raid in case e aziende legate all’imprenditore calabrese Antonino Vadalà a Michalovce e Trebisov, ha riferito la testata.
I tre erano stati citati negli articoli che sarebbero all’origine dell’omicidio del giornalista. Secondo gli articoli di Kuciak i tre, legati alla ‘ndrangheta, avevano messo in piedi in Slovacchia attività imprenditoriali probabilmente per riciclare denaro proveniente da traffici illeciti. Per farlo, Vadalà (che in Slovacchia aveva aperto decine di società) era entrato anche in contatto con ambienti vicini al governo di Robert Fico, in particolare con la sua consigliera economica Maria Troskova. Ieri, a causa della vicenda di Kuciak, si è dimesso il ministro della Cultura slovacco Marek Madaric sostenendo di non “poter fare i conti con l’omicidio di un giornalista durante il mio mandato”.
Nicola Gratteri – A questo proposito era intervenuto questa mattina (a “6 su Radio 1”) il Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri: “È verosimile che dietro l’omicidio ci siano le famiglie calabresi . È ovvio che la ‘ndrangheta è capace di fare queste cose. La ‘ndrangheta è radicata, non infiltrata, non solo in tutta Italia ma anche nei paesi europei come Germania, Svizzera ma anche nell’est europeo, oltre che in Slovacchia anche in Bulgaria e in Romania. E si sta estendendo verso l’Est. Va dove c’è da gestire potere e denaro e dove ci sono da gestire opportunità. Le mafie stanno acquistando latifondi per piantare vigneti, per piantare colture, il cui fine è quello di arrivare ai contributi europei. Un fenomeno che accade in Italia ma anche fuori. Il dramma è che l’Europa non è attrezzata sul piano normativo a contrastare le mafie, in particolare la ‘ndrangheta. In Europa da decenni non c’è la percezione dell’esistenza della mafia, prova ne è che gli stati europei non vogliono attrezzarsi sul piano normativo come l’Italia. Ancora stanno discutendo se inserire nel loro ordinamento l’associazione a delinquere di stampo mafioso”.