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Flotilla, l’attivista di Ancona è tornata a casa: “In carcere senza acqua”

Foto AP-LaPresse - Tutti i diritti riservati

Silvia Severini, la cittadina di Ancona di 54 anni dipendente comunale e madre di due figli ventenni, partita a bordo della Global Sumud Flotilla verso Gaza è rientrata oggi in città. Severini è stata due giorni nel carcere israeliano di Ketziot. Questa notte il rientro in Italia con un volo charter dalla Turchia poi, dopo due ore di sonno, il ritorno verso la città dorica dove poco fa ha incontrato degli amici alla ‘House of Culture’ ad Ancona.

Le prime parole

È un’emozione grande. Sono più tesa qui, più agitata qua che quando eravamo là. Non ero pronta per tutto quello che mi sta succedendo. Vedo un affetto, un calore che mai mi sarei aspettata”.

Due giorni in carcere senza acqua

L’attivista dorica ha raccontato dei due giorni di carcere in Israele “durissimi“. E ha aggiunto: “Ti rendi conto che anche per noi che siamo dei privilegiati in realtà i diritti umanitari non esistono, non sono rispettati. Loro urlavano sempre”. Tra i momenti più difficili, la mancanza di acqua. “Quando siamo usciti dalla cella (nel carcere israeliano Ketziot dove era detenuta, ndr) per parlare con il console, ci ha portato l’acqua“. Così “abbiamo bevuto tanto, è stato l’unico momento – ha detto – in cui ho bevuto in due giorni”. La richiesta di acqua: “E poi noi ragazze abbiamo deciso che non volevamo rientrare se non ci avessero dato una bottiglia a testa per ogni cella – ha proseguito -. Abbiamo fatto un’azione di ribellione. Eravamo una decina di ragazze con dei vestiti tipo pigiama e ciabatte, sono arrivati almeno 15-20 uomini armati a portarci di forza in cella. Una ragazza l’hanno ammanettata mentre a noi ci hanno messe sedute per terra sotto il sole“. Il trattamento diverso ricevuto dai cittadini spagnoli : “A loro non hanno fatto incontrare il console”

In 15 in una cella da 5

Greta Thunberg era in un’altra cella. L’hanno avvolta in una bandiera israeliana e l’hanno derisa”. Mentre Severini è stata tra le poche che “hanno avuto la possibilità di vedere il console”. Severini, partita a bordo della Flotilla il 7 settembre da Catania, ha anche raccontato di essere stata “in una cella da 5 persone in 15“.

Orgogliosa dei cortei in Italia

Immaginavo dei cortei, avevo già visto quello che c’era stato il 22 settembre. Le mie compagne di cella mi hanno detto ‘devi essere orgogliosa della tua Italia’. Lo sono“. Parlando con i cronisti alla ‘House of Culture’ di Ancona, l’attivista ha aggiunto: “Il console ci ha detto che in Italia avevate bloccato tutto, milioni di persone si erano mosse. Rientrando in cella l’ho detto alle mie compagne: il popolo è in piazza per noi. Loro mi hanno detto: ‘Devi essere orgogliosa della tua Italia’. È così, sono orgogliosa della mia gente”. Severini ha raccontato come, una volta arrestati e prima di essere portati nel carcere israeliano di Ketziot, a tutti gli attivisti sono stati presi i farmaci e i militari li hanno gettati via, “anche quelli salvavita, con me c’era una signora anziana che soffriva di asma e le avevano tolto il farmaco”. Ripetere l’esperienza? “Adesso no perché anche il viaggio è veramente sfiancante ma rifarei quella che ho fatto”, ha detto ancora Severini, che ha spiegato anche di essere pronta ad altre iniziative a sostegno del popolo palestinese e di altre attività per i popoli che hanno necessità: “Sono più carica di prima“. “Questa è la prima volta che io la metto – ha proseguito l’attivista 54enne indicando la kefiah indossata intorno al collo -. Solo adesso che son tornata mi sento in qualche modo degna di portarla, perché prima non lo ero. Ho provato l’esperienza del carcere, quindi so quello che loro possono provare, un centesimo di quello che loro possono provare. Mi sono detta: ‘Ok, sono degna di portarla’. Prima, secondo me, non lo ero”.

La missione

Silvia Severini è partita da Catania il 7 settembre da Catania a bordo della Global Sumud Flotilla: “Lo scopo era accendere i riflettori sulla violazione dei diritti umani“. Mentre sulle dichiarazioni della presidente Meloni: “Abbiamo rivoluzionato la nostra vita per poter questa missione e l’abbiamo fatto per i palestinesi“.

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