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Gaza, raggiunto l’accordo tra Israele e Hamas: tregua in vigore da domenica

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Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo. Dopo 15 mesi di guerra, l’intesa per un cessate il fuoco a Gaza e per il rilascio degli ostaggi c’è. Ed entrerà in vigore domenica 19 gennaio. La notizia è giunta al termine di una giornata concitata in cui si sono rincorse accelerazioni e frenate: l’annuncio è prima filtrato in via informale da diverse fonti dei mediatori, poi dal presidente eletto Usa Donald Trump in un post sul suo social Truth, infine dal Qatar – che a Doha ha ospitato gli ultimi giorni decisivi di colloqui -, in una conferenza stampa del premier Mohammed bin Abdulrahman Al Thani. Le strade di Gaza si sono riempite di persone in festa e in Israele si respira speranza tra i familiari degli ostaggi rapiti nel massacro del 7 ottobre. A Khan Younis, nella parte meridionale della Striscia, una folla di palestinesi è scesa in piazza per celebrare l’intesa, con applausi e suono di clacson.

Un accordo in tre fasi

L’accordo prevede tre fasi. Nella prima, che durerà 42 giorni, verranno liberati 33 ostaggi in cambio del rilascio di detenuti palestinesi, ha confermato il premier del Qatar. Un accordo “doloroso” ma “importante”, lo ha definito durante la sua visita in Italia il ministro degli Esteri di Israele, Gideon Sa’ar, quando ancora l’ufficialità non c’era. Secondo Channel 12, tutti e 33 questi ostaggi sarebbero vivi e si tratterebbe di donne civili, soldatesse, uomini di più di 50 anni e uomini malati. Stando alle indiscrezioni filtrate nel corso della giornata, i primi 3 ostaggi dovrebbero essere rilasciati domenica, altri 4 nel settimo giorno dell’accordo e altri 26 nelle 5 settimane successive. I dettagli della seconda e terza fase andranno invece messi a punto durante la prima fase, che sarà accompagnata da negoziati sulla fine della guerra nel suo complesso. L’intesa richiede l’approvazione da parte del Gabinetto israeliano, che si riunisce giovedì mattina. Nessuna dichiarazione pubblica del premier israeliano Benjamin Netanyahu finché l’accordo sarà completato, il suo portavoce ha fatto però sapere che “le notizie di un ‘ritiro dall’asse Filadelfia’ sono una bugia totale” e che il premier “non ha rinunciato a un millimetro del controllo israeliano sull’asse Filadelfia”.

Il ruolo di Biden e Trump

Il lavoro delle ultime settimane e degli ultimi giorni è stato febbrile: poco prima dell’annuncio ufficiale dell’intesa, l’ufficio del premier israeliano aveva riferito che per l’accordo mancavano ancora i dettagli finali. L’obiettivo che tutti sembravano avere era arrivare a un’intesa prima del 20 gennaio, data dell’inauguration di Donald Trump alla Casa Bianca, che porrà fine al mandato di Joe Biden. “Abbiamo un accordo per gli ostaggi in Medioriente. Saranno rilasciati a breve”, ha scritto il tycoon bruciando tutti gli annunci ufficiali, quando ancora la notizia era filtrata solo da fonti. Il presidente eletto Usa si è preso il merito del risultato: “Questo epico accordo di cessate il fuoco avrebbe potuto realizzarsi solo in seguito alla nostra storica vittoria di novembre“. Poi, mentre il premier qatariota parlava da Doha, anche Joe Biden ha preso la parola dalla Casa Bianca: “La mia diplomazia non si è mai fermata nei suoi sforzi per ottenere questo risultato” e “sono emozionato”, ha affermato, riferendo che gli ostaggi statunitensi verranno rilasciati nella prima fase dell’accordo. Biden ha dichiarato che lui e il team del presidente eletto hanno parlato come “una squadra” negli sforzi per l’accordo, ma quando gli è stato chiesto se i meriti dell’accordo vadano a lui o a Trump ha risposto: “È uno scherzo?”.

Il futuro di Gaza

Non è ancora chiaro quando e quanti palestinesi sfollati potranno tornare a ciò che resta delle loro case e se l’accordo porterà a una fine completa della guerra e al ritiro completo delle truppe israeliane da Gaza, che erano richieste fondamentali di Hamas per liberare gli ostaggi. Rimangono aperte molte domande di lungo termine sulla Gaza post-bellica, tra cui chi governerà la Striscia o supervisionerà l’arduo compito della ricostruzione dopo un conflitto brutale che ha destabilizzato l’intero Medioriente e scatenato proteste in tutto il mondo. La guerra era scattata dopo il massacro compiuto da Hamas e dalla Jihad islamica nel sud di Israele il 7 ottobre del 2023, in cui sono stati uccisi circa 1.200 israeliani e altri 250 sono stati presi in ostaggio. Israele ha risposto con una feroce offensiva il cui bilancio è di oltre 46mila palestinesi uccisi (secondo uno studio di Lancet sarebbero 70mila) e del 90% della popolazione di Gaza sfollata, con una crisi umanitaria drammatica. Durante una tregua di una settimana a novembre del 2023 erano stati liberati oltre 100 ostaggi; a Gaza ne resterebbero 98, le cui sorti sono incerte. Questa intesa è arrivata dopo l’accordo raggiunto a novembre scorso fra Israele e il gruppo libanese Hezbollah, decimato da Israele, così come i vertici di Hamas.

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