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Genova, ingegnere collaboratore di Morandi: “Nessun errore nel progetto”

Foto AP-LaPresse - Tutti i diritti riservati

Tenuto conto del contesto storico, il progetto era assolutamente corretto. Chi dice il contrario cerca lo scoop o ama la battuta facile“. Oggi Mario Paolo Petrangeli è uno dei più noti ingegneri progettisti civili italiani. Si è formato, subito dopo la laurea, agli inizi degli anni ’60, nello studio Morandi: “ero un giovane collaboratore”, racconta a LaPresse.

Il ponte di Genova Petrangeli lo conosceva bene e non ha problemi a rispedire al mittente tutte le polemiche sul progetto e sui materiali. L’errore lo esclude “nel modo più assoluto”: “C’erano conoscenze all’epoca limitate, che si sono andate arricchendo. Stando così le cose, è chiaro che ci fosse bisogno di una manutenzione molto più attenta di quanto si faccia con i ponti costruiti dopo”. Il calcestruzzo “era di buona qualità, me lo ricordo. Fu costruito da Condotte, che era un’impresa valida e di altissimo livello. I materiali erano buoni. Se fosse stato difettoso non sarebbe durato 60 anni“.

Perché quindi il ponte è crollato?

“Allora le conoscenze sui materiali erano molto modeste, erano i primi esempi di ponti di quel tipo che si facevano nel mondo. È chiaro che la parte critica sono gli stralli, le funi che tengono sospesa la travata. A quel tempo erano abbastanza semplici, ora sono molto più sofisticati, principalmente per quel che riguarda la protezione contro la corrosione. Quel ponte aveva sicuramente problemi di manutenzione degli stralli che erano corrosi”.

Erano problemi noti?

“Sì, erano conosciuti. Mi risulta per certo che si era già intervenuto sugli stralli, erano stati riparati. Si vedevano elementi aggiunti al progetto originale”.

Riparati male?

“È difficile dirlo, bisognerà fare tutti gli accertamenti, io non me la sentirei di dire se sono stati riparati male o bene. Di certo il cedimento è stato dovuto agli stralli”.

Il fulmine non c’entra nulla?

“Direi proprio che questo sia da escludere. Mi pare poco verosimile, tenderei più a pensare a fenomeni di fatica. Una fune può portare un peso determinato. Se lei applica anche solo la metà del peso, ma ce la applica 10 milioni di volte, quella fune si rompe per fatica. Quando fu progettato, il ponte aveva un certo traffico che era limitato e nel tempo è andato crescendo a dismisura”.

Oggi il governo parla di sottrarre la concessione ad Autostrade. Sarebbe sostenibile per lo Stato la manutenzione di un’opera del genere?

“Mi paiono reazioni a caldo spropositate. Aspetterei di capire bene cosa è successo prima di prendere queste decisioni. Non è assolutamente detto che lo Stato gestisca in modo più accurato della società Autostrade. Pensi a tutti i ponti crollati in Sicilia, erano di gestione dell’Anas, dello Stato. Ci andrei cauto”.

È vero che i costi di manutenzione del ponte erano superiori a quelli di produzione?

“Non ho elementi per dirlo, ma è un problema che si presenta sempre: conviene demolire e ricostruire o riparare a costi alti? Questo va al di là del fatto tecnico. Con la demolizione insorge un problema ecologico grosso di smaltimento dei materiali, non è detto non convenga riparare. Demolire e ricostruire a volte può essere conveniente dal punto di vista economico, ma molto più penalizzante da quello ambientale e della gestione, perché bisogna interrompere il traffico”.

Nei prossimi mesi Genova avrà problemi importanti di congestione.

“Avrà problemi enormi. Lo so bene perché quel ponte era cruciale, ma questo è un discorso che riguarda anche gli eventi sismici. Bisognerebbe sempre, per queste opere così importanti, avere un’alternativa nel cassetto, possibile e rapida”.

Cosa dice dei problemi sul ponte gemello che Morandi progettò in Venezuela?

“Il ponte in Venezuela è stato il primo di quel tipo a essere costruito. Ma a Maracaibo l’opera ha avuto dei problemi perché una nave ha danneggiato gravemente un pilone, questo non è assolutamente prevedibile e certo non imputabile alla struttura. Poi Morandi ha progettato un ponte molto importante in Libia che è ancora in esercizio. Mi sono occupato io degli interventi di manutenzione straordinaria”.

Quanto ci vorrà per conoscere le cause del crollo a Genova?

“Non è una questione di giorni e settimane. Mi aspetto dei mesi”.
 

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