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Giro d’Italia: Hindley stacca Carapaz e ‘vede’ il trionfo, impresa Covi

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La Marmolada emette le sue sentenze: veste di rosa Jai Hindley, premiando il coraggio dell’australiano, e fa pagare un conto salato a Richard Carapaz, che perde la leadership nella generale e, alla vigilia dell’ultima tappa – la cronometro di 17 km di Verona -, lo costringe a guardarsi più alle spalle, da un Mikel Landa ancora terzo ma distante 26 secondi, che davanti, con il nuovo leader che si prepara a una crono dal sapore di una passerella. La tappa regina del Giro d’Italia, la frazione di 168 km con partenza da Belluno e due Gpm di prima categoria oltre alla cima Coppi di questa edizione (il Passo Pordoi), ridisegna il podio della generale: lo scalatore della Bora-Hansgrohe ipoteca il successo finale staccando negli ultimi chilometri il diretto rivale, che annaspa sulle pendenze dal Passo Fedaia e accusa un ritardo di 1’28” da Hindley, trainato nella fase clou della corsa dal compagno di squadra Lennard Kamna. Anche Landa non riesce a tenere il ritmo dell’australiano, ma limita i danni perdendo 50 secondi. Che gli permettono di ridurre il gap dall’ecuadoriano e potersi giocare nell’ultima fatica di questo Giro il secondo posto.

“E’ la maglia più bella del ciclismo, è un privilegio e un onore indossarla di nuovo, su una strada così piena di difficoltà. Sono di nuovo qui, non sapevo se avrei avuto l’opportunità di indossarla di nuovo, ma è una sensazione incredibile”, racconta Hindley, secondo nel Giro 2020 dopo aver tenuto il simbolo del primato solo per 24 ore, prima di inchinarsi a Tao Geoghegan Hart perdendo il testa a testa proprio nella cronometro dell’ultima giorno. Questa volta il margine di vantaggio è più rassicurante: il gap di 1’25 su Carapaz e 1’51 su Landa lasciano tranquillo il corridore che porta nel cuore l’Abruzzo, la regione in cui è cresciuto da dilettante. “Stavamo bene, la squadra ha fatto di tutto per me, ben oltre ogni aspettativa. E’ stato uno sforzo eccezionale, domani sarà una giornata dura e io ce la metterò tutta – ha evidenziato Jai -. Non si sa mai cosa può succedere finché non si taglia il traguardo, però è bello avere questo vantaggio. Due anni fa è stata un’enorme sorpresa perdere la maglia rosa all’ultima tappa, mi ha spezzato il cuore. E’ stato un colpo tremendo, ma in questo Giro, quando ero secondo nella generale, ripensare al 2020 è stata grandissima motivazione”. Adesso il ‘Trofeo Senza Fine’ è distante appena 17 km, dopo averne percorsi oltre 3.420 dimostrando di essere il più forte in salita.

L’ultima frazione in linea di questo Giro sorride anche all’Italia, che centra il quarto successo in questa edizione (dopo Dainese, Oldani e Ciccone) con l’impresa di Alessandro Covi. Libero da compiti di gregariato, in virtù del ritiro di Joao Almeida, costretto a tornare a casa per esser risultato positivo al Covid-19, il corridore dell’UAE Emirates Team è stato il più forte nella fuga di giornata, che ha ricevuto ancora una volta ampio spazio dal gruppo. E così, mentre Hindley staccava tutti involandosi verso il trionfo finale, il ciclista piemontese, che ha piazzato l’allungo decisivo sul Pordoi, tra due ali di folla coronava il suo sogno arrivando sul traguardo in solitaria, come solo i grandi campioni sanno fare. Alle sue spalle infatti né Domen Novak, secondo, né Giulio Ciccone, terzo, sono riusciti a ricucire. “Spero ricapiterà, sono qui apposta. Sono ancora giovane, spero sia la prima di tante vittorie – racconta il ciclista 23enne -. L’anno scorso ci ero andato vicino, volevo arrivasse, sono partito con l’obiettivo di vincere una tappa. Oggi ho fatto di testa mia e ho vinto, ho gestito la tappa come volevo”. Il ciclismo italiano, per l’ultima stagione sulle spalle stanche di Vincenzo Nibali (ancora attardato ma sempre quarto nella generale), può guardare con un un po’ più di fiducia al futuro.

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