Risale la tensione nella maggioranza. Non bastavano le avances del Pd respinte dal M5S a creare malumori nella coalizione, ora ci si mette anche Italia Viva a infiammare il dibattito interno. La spaccatura sulla prescrizione sembra essere solo la punta dell’iceberg, l’intesa appare lontana anche su quota 100, reddito di cittadinanza, riforma degli 80 euro, revoca delle concessioni autostradali ad Aspi. Tanto per citare i temi più caldi (e mediatici) dell’agenda politica. La ragnatela, però, è molto più complicata. I Cinquestelle vivono il momento più difficile della loro storia, con i consensi in picchiata e il capo politico, Luigi Di Maio, stretto tra il ‘fuoco amico’ di chi vorrebbe mandarlo a casa e le crisi internazionali su cui tenere botta come ministro degli Esteri, mentre Russia e Turchia lanciano la loro Opa sulla Libia e l’Europa latita. Il Pd prova ad allargare la base, sperando di tenere insieme dalle Sardine ai grillini, ma non riesce a rompere il muro alzato proprio da Di Maio e nel frattempo Iv lavora ai fianchi la ex casa madre.
In questo quadro, sarà davvero difficile per Giuseppe Conte ottenere una sintesi a fine mese, nella tanto sbandierata verifica di governo. Soprattutto se alle elezioni in Emilia Romagna le cose dovessero mettersi male per i dem (la vittoria del centrodestra in uno storico feudo rosso) e malissimo per il Movimento, che secondo i sondaggi circolati nelle ultime settimane sarebbe addirittura sotto il 10%. Nella cascina di Palazzo Chigi il fieno rimasto è poco, gli equilibri sottilissimi e la voglia di non chiudere anticipatamente la legislatura non basterebbe più a tenere in piedi la maggioranza. Ed ecco, infatti, che tornano a circolare le voci di un possibile avvicendamento al governo. Anzi, di un rimescolamento delle carte con Dario Franceschini al posto di Conte. Scenari fantapolitici o, per dirla con le parole di Matteo Renzi, “da Risiko”.
Proprio l’ex premier è l’osservato speciale. Non passa sotto traccia, nella coalizione, “l’abbraccio” lanciato “ai riformisti del Pd, che si ritrovano a inseguire i grillini”. Un colpo allo stomaco del suo ex partito, al quale prima augura “in bocca al lupo” per il nuovo corso annunciato dal segretario Nicola Zingaretti (e benedetto anche da Romano Prodi, che si sfila dalla corsa al Quirinale ma suggerisce ai dem di chiudere la stagione dei ‘caminetti’ di “10 persone che si parlano e si eleggono da soli”), che poi dice di vedere come “una grande alleanza che va da Massimo D’Alema a Danilo Toninelli”. Musica per le orecchie di Matteo Salvini, che si sfrega le mani pensando a una crisi della maggioranza. Difficile, però, che avvenga sulla revoca delle concessioni ad Autostrade per l’Italia, misura sulla quale sembra esserci ormai convergenza tra Movimento e democratici, con Italia Viva poco più distante a ricordare che “chi vuole la revoca deve avere le carte in regola”, ovvero quegli appigli giuridici che metterebbero in una botte di ferro lo Stato in caso di rivalsa da parte di Aspi.
Più probabile che la scintilla da cui può divampare il fuoco sia le pensioni. I Cinquestelle non hanno per nulla gradito lo scatto solitario di Roberto Gualtieri con i sindacati e lo hanno costretto a rallentare i giri del motore. ‘Senza accordo di maggioranza non ti diamo i nostri voti’: questo più o meno il concetto che ha fatto scendere a patti il responsabile del Mef prima di incontrare i sindacati. Segnali che la situazione può tornare esplosiva da un momento all’altro. Perché, in un modo o in un altro, al di là dei proclami sul fatto che si tratta di elezioni amministrative, il voto in Emilia Romagna traccerà una linea di confine. Tocca capire se per un nuovo inizio o se per l’inizio della fine del governo giallorosso-viola.