Riforma del Consiglio superiore della magistratura e introduzione dello Ius Scholae. Quella che domani si apre alla Camera è una settimana ‘calda’, soprattutto per la maggioranza di Governo che dovrà superare veti e divisioni per condurre in porto le due importanti riforme. Domani a Montecitorio, a partire dalle 10, il ministro, Marta Cartabia, si riunirà con i capigruppo di maggioranza in commissione Giustizia per trovare la quadra sui nodi ancora da sciogliere sulla riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm, prima del via alle votazioni degli emendamenti e dell’approdo in aula fissato al 19 aprile. Sul tavolo, in particolare, c’è la questione legata al sorteggio dei collegi elettorali, con la Lega che si è fatta promotrice di una proposta di mediazione che tuttavia non sembra convincere né Forza Italia né le altre forze di maggioranza quelli di governo. Il ministro invece si è limitato a invitare i partiti a riflettere sulle proposte emerse nell’ambito del confronto, partendo da alcuni subemendamenti che non sembrano essere incostituzionali. Certo è che un accordo domani andrebbe raggiunto, per evitare il rischio che il testo non venga licenziato dal Parlamento in tempo per l’elezione del Csm che dovrebbe tenersi all’inizio di luglio.
Altro fronte è rappresentato dalla riforma della cittadinanza con l’introduzione dello Ius Scholae. Il testo base prevede che possano acquistare la cittadinanza italiana i minorenni stranieri nati in Italia o che abbiano fatto ingresso nel Paese entro il compimento del dodicesimo anno di età, che vi abbiano risieduto legalmente e senza interruzioni e abbiano frequentato regolarmente, nel territorio nazionale, per almeno 5 anni, uno o più cicli scolastici. Il testo base ha già avuto un primo via libera in Commissione Affari Costituzionali, dove domani riprende l’iter: non si attendono voti ma si valuterà solo l’ammissibilità dei 728 emendamenti presentati al testo elaborato dal relatore e presidente della commissione, il deputato M5S, Giuseppe Brescia. Tra gli emendamenti, 484 sono presentati dalla Lega, 167 da Fratelli d’Italia, 15 da Pd, 11 da Italia Viva, 10 da Forza Italia, 9 dal Movimento 5 Stelle, 5 rispettivamente da Leu e Coraggio Italia, 11 da Azione-+Europa, 9 da Europa Verde, 2 da Alternativa. Molto probabilmente ci sarà una sforbiciata alle proposte di modifica, e a creare polemiche sono soprattutto i tanti emendamenti presentati dai leghisti, che mirano a restringere la possibilità di concessione della cittadinanza. Tra questi, alcuni prevedono di inserire come requisiti che il ciclo scolastico completato con il massimo dei voti, l’esito positivo di prove scritte sulla moda italiana e sui laghi del nostro Paese, fino alla conoscenza di tradizioni popolari e sagre. Pd e M5S, pur presentando delle proposte di modifica al testo, sono intenzionate a portare a casa la riforma in tempi utili (il testo dovrebbe arrivare in aula a maggio). “Siamo convinti che sia la soluzione migliore che fotografa la situazione reale del nostro paese e riconosce la funzione sociale della scuola come principale spazio di integrazione di culture diverse. Anche se, dobbiamo dirlo, molto dei ragazzi e delle ragazze cui si rivolgerebbe la nuova disciplina sono già perfettamente integrati perché nati in Italia da genitori che vivono qui da molto tempo”, dichiara a LaPresse la deputata M5S Vittoria Baldino, secondo la quale “chi si oppone a questa legge considerandola una ‘inaccettabile deriva’ ha ormai smarrito il senso della vergogna”.
Il riferimento è al Carroccio, contrario alla legge così come Fratelli d’Italia. Il centrodestra appare dunque spaccato, perché invece Forza Italia ha votato favorevolmente per dare il primo via libera al testo base. Tuttavia l’appoggio degli azzurri alla riforma non è scontato: “Da parte di Forza Italia c’è stata un’apertura, ma il testo così com’è non va bene” e “alcune modifiche sono imprescindibili”, dichiara a LaPresse la deputata di Forza Italia Annagrazia Calabria, vicepresidente della commissione. Secondo Fi non basta la frequenza scolastica ma va indicato come requisito anche il completamento del ciclo di studi con la promozione. “Per noi la linea è quella di una riforma della cittadinanza che deve partire da un presupposto: essere italiani è motivo di orgoglio e di consapevolezza, e non può prescindere dalla cultura e dal valore che caratterizza noi italiani”, spiega, precisando di aver “avanzato delle proposte di modifica che mirano a eliminare qualunque automatismo per l’acquisizione della cittadinanza: occorre dimostrare la frequenza regolare e la conclusione positiva di un intero ciclo di istruzione, di scuola elementare o media. Solo questo dimostrerebbe la necessaria adesione a un universo culturale e valoriale. Va valorizzato questo criterio qualitativo e non un requisiti puramente quantitativo”.