Emily Ratajkowski, 28 anni, attrice e modella californiana, spiega a ‘Grazia’, il magazine diretto da Silvia Grilli, perché il rispetto per le idee non si misura con quello che indossiamo. Spesso criticata da chi considera contraddittorio rivendicarsi femminista spogliandosi, Emily è in prima linea quando si tratta di combattere per le donne. La modella ha detta le proprie regole, soprattutto attraverso il suo profilo Instagram, una tribuna da più di 23 milioni di seguaci: “Il femminismo è la libertà di scegliere e il diritto d’essere rispettate, qualunque cosa si decida di indossare”.
È spregiudicata e sensuale, in rete ma anche nel cinema: nel 2018, anno del suo tempestivo matrimonio col produttore americano Sebastian Bear McClard, il cinema le apre le porte. Appare con Ben Affleck in L’amore bugiardo, poi accanto ad Amy Schumer nella commedia Come ti divento bella. E oggi torna sugli schermi italiani al fianco di Riccardo Scamarcio e Aaron Paul in Welcome Home, thriller di George Ratliff, coinvolta in un pericoloso triangolo amoroso, nel suo primo ruolo da protagonista.
Il film parla di voyeurismo, un tema che la riguarda direttamente, visto che sui social lei espone una parte della sua vita: “Quando rinuncio alla mia privacy ne sono consapevole e mantengo sempre il controllo – spiega l’attrice -. Rivelo solo quello che voglio che la gente sappia. Ogni mio post è frutto di una riflessione. Ho un controllo totale sulla mia immagine. Essere su Instagram significa avere potere”.
Potere che la star usa anche per mostrare il suo corpo. Molte donne la sostengono altre per niente: “Io seguo la mia strada. In fondo quello che pensano gli altri non è importante. Rivendico il diritto di indossare i capi che mi piacciono – racconta Emily -. Il mio corpo vi parla di libertà”.