Roma, 18 feb. (LaPresse) – Dopo la prescrizione, le intercettazioni. Sulla giustizia il baromentro della maggioranza continua a segnare tempesta. Il nuovo braccio di ferro tra Italia viva e gli alleati nasce da un emendamento presentato dal senatore di Leu Pietro Grasso, che – intervenendo dopo la pronuncia delle sezioni riunite della Cassazione – prevede la possibilità di utilizzare le intercettazioni anche per i reati per i quali non si sta indagando, purché siano reati per i quali è previsto l’utilizzo degli ascolti. Il testo è già una riformulazione, arrivata dopo un vertice a via Arenula la scorsa settimana, al quale anche i renziani erano presenti. Ora però Italia viva dice no. I lavori della commissione Giustizia del Senato si bloccano più volte. Una riunione con il Guardasigilli Alfonso Bonafede non serve a risolvere l’impasse. Il partito di Matteo Renzi si dice pronto a votare “lealmente” la fiducia al testo proposto da Bonafede e approvato dal Cdm . “Chi votasse emendamenti non condivisi con il resto della coalizione sarebbe responsabile della rottura della maggioranza”, è l’avvertimento.
E, in realtà, in commissione la maggioranza rischia di andare sotto. Se il senatore di Iv Giuseppe Cucca votasse con le opposizioni finirebbe 12 a 12, con la conseguente vittoria dei no – come previsto dal regolamento di palazzo Madama. Gli alleati si fermano un metro prima del precipizio.
Arrivano il ministro per i Rapporti con il Parlamento D’Incà e il responsabile giustizia dem Walter Verini. Si lavora a una mediazione. La delegazione di Italia viva la sottopone direttamente a Matteo Renzi, che segue la vicenda dal suo ufficio di palazzo Giustiniani. A sera si arriva a un mezzo accordo e a un nuovo rinvio. Grasso ritira il suo testo e il relatore Mario Giarrusso presenta una nuova proposta di modifica, ma Iv non è ancora del tutto convinta. Il leader, in Transatlantico, dispensa ottimismo: “Hanno ritirato l’emendamento Grasso e questo è positivo. Ora giuridicamente stanno cercando l’accordo sulla base della sentenza della Corte di Cassazione”, dice. L’ex presidente del Senato lo sente e allarga le braccia. Poi la quadra arriva in un subemendamento. L’ok dovrebbe esserci domani e poi il Governo dovrebbe blindare il provvedimento in aula con la fiducia.
Mentre al piano ammezzato di palazzo Carpegna i pontieri lavorano, a palazzo Chigi vanno avanti i tavoli presieduti da Giuseppe Conte. Europa, Autonomia e, per l’appunto, giustizia, i temi sul tavolo.
La linea del premier non cambia: l’obiettivo resta impiegare tempo e risorse “per lavorare e non per alimentare polemiche”. Il capo del Governo apprezza lo “spirito costruttivo” con il quale “tutte” le forze di maggioranza hanno lavorato e “condiviso l’obiettivo di imprimere la massima accelerazione all’agenda di Governo”.
Lo scontro, però, è solo rinviato. Renzi non intende mollare la presa.
Anzi. “Se qualcuno vuole sostituire Conte senza andare a votare, il momento è adesso. Perché c’è Il referendum è fino ad ottobre non si può votare”, ragiona con i suoi. Inutile dire che quel qualcuno Potrebbe anche essere lui stesso. L’ex premier riunisce a cena a Trastevere i fedelissimi, e annuncia l’ennesima suggestione. Una nuova ‘mossa del cavallo’ (titolo del suo prossimo libro, ndr) che, salvo colpi di scena, dovrebbe lanciare nel salotto di Bruno Vespa domani: “Seguitela – dice – sarà una lezione di politica e sarà utile per capire il prosieguo della legislatura”. Il senatore di Scandicci Continuo a non credere alla possibilità di un Conte ter. “A noi va anche bene. Andiamo all’opposizione. Conte ter è contento e sono contento io. Io però questi 10 senatori di Italia viva che vanno via non li vedo, anzi cresciamo”. Ieri infatti Michela Rostan ha lasciato Leu e Tommaso Cerno ha lasciato il Pd. Iv ha oggi 30 deputati e 18 senatori. “Il problema di Italia viva – scherza ma non troppo l’ex premier – è che il meno renziano di tutti sono io”