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Immigrazione clandestina di giovani calciatori. Dirigenti dello Spezia calcio sotto accusa

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Immigrazione clandestina di giovani calciatori nigeriani. Per questo motivo, il presidente e l’amministratore delegato dello Spezia calcio (Stefano Chisoli e Luigi Micheli) sono stati interdetti dall’esercitare “attività d’impresa” (in pratica, di dirigere) imprese o persone giuridiche che svolgano attività calcistica nel settore professionistico o dilettantistico. In questo modo, lo Spezia calcio (sesto in classifica in serie B) viene praticamente decapitato. L’interdizione è stata comminata anche al presidente di una società dilettantistica locale, la “Valdivara Cinque Terre”.

La “misura cautelare” è stata decisa dalla Procura spezzina che ha scoperto l’esistenza di un vero e proprio “sistema” per far arrivare e restare in Italia giovani e promettenti atleti (quasi tutti minorenni), di nazionalità nigeriana, selezionati presso la scuola calcio di Abuja, violando sistematicamente le disposizioni in materia di immigrazione clandestina. La sospensione è stata disposta dal Giudice per le indagini preliminari del tribunale della Spezia.

Sono in tutto 15 i denunciati e rischiano dai 5 ai 15 anni di reclusione. Nei giorni scorsi le squadre mobili di Genova, Bologna, Treviso e Massa-Carrara, hanno perquisito le sedi delle due società calcistiche e i domicili dei tre indagati, oltre alle abitazioni di altre persone, sequestrando documentazione pc e tablet. Secondo la ricostruzione degli investigatori, il meccanismo era, più o meno, il seguente: lo Spezia o altre società vicine, organizzavano tornei o stage a cui venivano invitati i giovani calciatori nigeriani: Ovviamente, in questi casi, veniva richiesto un visto d’ingresso temporaneo con l’impegno a far tornare in patria i ragazzi alla fine dell’evento. In realtà, tutto era organizzato per far “sparire” i giocatori  I ragazzi venivano fatti risultare falsamente come “minori non accompagnati” per ottenere i benefici previsti dalle norme sull’accoglienza

Prima della scadenza del visto temporaneo, i calciatori minorenni più promettenti nonostante fossero già stati formalmente affidati per il viaggio in Italia ad un tutore legale/allenatore della scuola calcio di Abuja, venivano affidati ad altri soggetti, legati indirettamente allo ‘Spezia Calcio’, i quali ottenevano un decreto di nomina a tutore. Per ottenere il decreto di affidamento presentavano deleghe a loro favore sottoscritte dai genitori dei giovani calciatori, omettendo di dire che i minori erano già, dall’origine, affidati ad un allenatore/tutore legale; condizione quest’ultima indispensabile al fine del rilascio del visto di ingresso per soggiorno temporaneo. Sempre ai fini del completamento dell’iter burocratico/amministrativo i minori venivano, come dispone la legge, iscritti presso un istituto scolastico che, però, di fatto  non hanno mai frequentato. Ottenuto, quindi, con questo ‘sistema’ il decreto di affidamento, i tutori presentavano richiesta di permesso di soggiorno per minore non accompagnato, che comporta automaticamente il rilascio del titolo in favore di quei minori che si trovino effettivamente sul territorio nazionale senza un accompagnatore.

Il ‘sistema’ in argomento, spiega la questura, “nasce dall’esigenza di superare il divieto, previsto dall’art. 19 del regolamento Fifa e dalle ulteriori specifiche normative sportive in materia, che impedisce di tesserare giocatori minorenni provenienti dall’estero”. Tale divieto, assoluto per le società professionistiche, ammette alcune eccezioni per quelle dilettantistiche, a patto di rispettare determinate condizioni. Secondo l’accusa il reato di immigrazione clandestina in contestazione nasce, dunque, “dalla volontà dei vertici della dirigenza della squadra professionistica spezzina di aggirare prima la normativa in materia di immigrazione e, successivamente, quelle sportive, mediante un tesseramento fittizio presso squadre dilettantistiche in attesa del compimento della maggiore età dell’atleta selezionato, in vista del successivo tesseramento nello Spezia Calcio e con il fine ultimo di ricavare importanti plusvalenze, anche milionarie, con la cessione dei calciatori ad importanti clubs professionistici, come riscontrato nel corso delle indagini”.

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