Partiamo da un presupposto facile facile: la giovane Italia di Mauro Berruto è già andata al di là delle proprie possibilità con partite di grande tensione e determinazione. Una squadra che è un diesel: parte male, fatica a riscaldarsi poi con il tempo prende consistenza, consapevolezza, migliora nei suoi fondamentali (soprattutto servizio e ricezione) e diventa letale in attacco con la diagonale, l’opposto e anche il muro dei centrali. Ma questo ha funzionato contro la Bulgaria, che aveva un po’ i nostri stessi problemi di organizzazione e riassetto di organico. Contro la Russia, che anche contro la Serbia ha concesso un solo set ma soprattutto pochissimo gioco, e che quando ha deciso di fare la partita ha letteralmente devastato la ricezione avversaria, bisogna sperare in qualcosa di diverso. Magari anche un po’ di fortuna, e soprattutto che gli azzurri gettino il cuore al di là dell’ostacolo: che è davvero proibitivo.
La Russia è più forte tecnicamente, più solida sotto l’aspetto del collettivo, ha una panchina che garantisce cambi migliori e più efficaci in tutte le zone del campo: e ha un’esperienza individuale e di team che la squadra azzurra non può avere. Possiamo considerare già un mezzo miracolo il fatto che l’Italia sia arrivata fin qui, con giocatori che tra A2 e A1 hanno spesso fatto le riserve di giocatori stranieri… I bookmaker ovviamente non ci credono e danno la Russia largamente favorita: ma… vediamo quello che si può fare. La storia della pallavolo italiana insegna che spesso in passato i miracoli sono arrivati. Un secondo posto confermerebbe in un anno di start-up, e dunque con un valore ben più alto rispetto a quello del 2011, l’argento dell’ultimo europeo. Ma quella Nazionale era il meglio, e si stava preparando per Londra: questa è ripartita da zero con tante belle speranze. Pensare che queste speranze possano diventare certezze già oggi è difficile. Magari domani, o forse, chissà… anche subito.
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