Il presidente dell’Inps Pasquale Tridico è finito nuovamente nella bufera. Dopo le polemiche degli scorsi mesi su reddito di cittadinanza, navigator, bonus 600 euro e cig, l’economista calabrese è finito sotto la lente d’ingrandimento per via del suo stipendio passato da 62mila euro l’anno a 150mila grazie a un decreto interministeriale Lavoro-Mef datato 7 agosto. Nel testo, lo stesso maxi stipendio è attribuito anche al presidente dell’Inail, mentre 40mila euro all’anno sono invece assegnati ai vicepresidenti dei due Istituti (60mila se hanno deleghe). L’aumento è riconosciuto “con decorrenza dalla data di nomina del Presidente, del Vice Presidente e dei consiglieri di amministrazione Inps e di Inail”. Quindi per Tridico dal 22 maggio 2019, quando fu nominato numero 1 in coabitazione (poi breve) con il vicepresidente vicino alla Lega Adriano Morrone.
Un aumento che non è passato inosservato e che, secondo la ricostruzione de ‘La Repubblica’ sarebbe retroattivo. La notizia ha alzato il polverone a livello politico con il centrodestra, compatto, che chiede le dimissioni di Tridico. “Inps, non ho parole. Invece di aumentarsi lo stipendio, prima paghi la cassa integrazione alle centinaia di migliaia di lavoratori che la aspettano da mesi, poi chieda scusa e si dimetta”, ha tuonato il leader della Lega Matteo Salvini mentre da Fratelli d’Italia definiscono l’aumento “assurdo e insultante, è un premio Pd-5S”. Anche Forza Italia chiede un chiarimento al governo e rilancia: “E’ reddito di arroganza, chiesa scusa e si dimetta”.
Luigi Di Maio, di cui Tridico è fedelissimo, vuole andare a fondo alla vicenda e da Napoli fa sapere che chiederà “chiarimenti nelle prossime ore”. Dopo ore di silenzio arriva una nota dell’Inps che prova a gettare acqua sul fuoco. “La Direzione Risorse Umane dell’Inps comunica che non ha corrisposto al Presidente Tridico compensi arretrati in seguito all’emanazione del Decreto del 7 agosto 2020 e, in ogni caso, gli Uffici dell’Istituto non hanno mai previsto l’erogazione di un compenso arretrato al Presidente per il periodo che va da maggio 2019 al 15 aprile 2020. Pertanto, la notizia apparsa sul quotidiano La Repubblica di oggi, a firma di Giovanna Vitale, in merito ad un compenso arretrato al Presidente pari a 100mila euro è priva ogni fondamento”, spiega l’Istituo Nazione di Previdenza Sociale.