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Intelligenza artificiale, verso il codice etico europeo: “Ma il rischio non è Matrix. E’ il lavoro”

Foto AP-LaPresse - Tutti i diritti riservati

“L’intelligenza artificiale è uno strumento molto potente, che senza dubbio trasformerà la nostra società. Capire se questo avverrà in modo positivo o negativo dipende da noi”. A chiedere un’assunzione collettiva di responsabilità è Piero Poccianti, dal 2017 presidente della Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale (AIxIA), uno dei soggetti chiamati dalla Commissione europea a partecipare alla stesura di un Codice etico europeo che possa normare questo settore, sul quale Bruxelles punta a far convergere almeno 20 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati entro il 2020.

Il testo definitivo sarà presentato in marzo e l’approccio sarà verosimilmente quello “basato sull’essere umano” auspicato un anno fa dalla commissaria Mariya Gabriel, in occasione della presentazione delle linee guida strategiche per il settore. LaPresse ha raggiunto telefonicamente Poccianti per capire in quale contesto andrà a inserirsi il documento Ue.

The humanoid robot Sophia, a creation of Hanson Robotics, during a presentation at Techfestival Bright day 2018 in Vijfhuizen, The Netherlands, on November 25, 2018. Bright day in Vijfhuizen Techfestival runs from 24 – 25 November 2018. Photo by Robin Utrecht/ABACAPRESSOM

Non c’è il rischio che una visione europea di questo tipo finisca sopraffatta da una visione più “di mercato” portata avanti da altre potenze?
“L’Europa è in ritardo, ma ha una grande forza culturale. Gli Stati Uniti e la Cina sono molto concentrati sulle reti neurali profonde e sul tema dell’apprendimento, che sta dando grossi successi nel campo della percezione. L’Europa punta invece a integrare tra loro diversi paradigmi, operando una distinzione meno netta tra gli strumenti. Questo è un approccio che può permetterle di recuperare terreno e darle la chance di mettere in discussione anche il mercato. Quello che diversi ricercatori auspicano, poi, è che avvenga qualcosa di simile a successo col regolamento sulla privacy, il Gdpr, con l’Europa che si è messa alla guida e le aziende che l’hanno seguita.

E l’Italia come si colloca in questo quadro?
“La situazione che ci riguarda vede una ricerca molto avanzata, di eccellenza, anche a fronte di pochi investimenti. I ricercatori non sono molti, ma siamo al terzo posto a livello mondiale per numero di articoli e citazioni. Abbiamo anche diverse startup, quello che manca è un collegamento forte tra industria e mondo della ricerca, anche se quello italiano è stato il primo governo a patrocinare il Claire, il network europeo di esperti e laboratori che lavorano nell’ambito dell’intelligenza artificiale. Per questo come associazione abbiamo deciso di promuovere l’AI Forum, il primo evento accademico italiano interamente dedicato all’artificial intelligence a favore delle imprese, che si terrà a Milano il prossimo” 

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