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Iran, arrestato calciatore per sostegno a proteste

Foto AP-LaPresse - Tutti i diritti riservati

Il popolare calciatore iraniano Voria Ghafouri è stato arrestato dalle forze di sicurezza con l’accusa di “insulto e indebolimento della squadra nazionale di calcio iraniana e propaganda contro la Repubblica islamica“: era stato esplicito nel sostenere i manifestanti in protesta dopo la morte di Mahsa Amini. Il centrocampista dell’Esteghlal, 35 anni, aveva rappresentato il suo Paese per l’ultima volta nella Coppa d’Asia 2019, ma il sostegno alla causa della libertà è stato dato anche dalla squadra attuale, che sta giocando il mondiale in Qatar: le immagini dei giocatori dell’Iran che in cerchio non cantano l’inno nazionale nella gara d’esordio hanno fatto il giro del mondo. 

Tra i telefonini degli attivisti e del popolo in piazza, però, hanno girato le foto della squadra a colloquio con il presidente della Repubblica islamica Ebrahim Raisi, destando una reazione quasi univoca tra chi protesta da oltre due mesi per un Iran più democratico: “Traditori“. “La gente era in piazza a manifestare e i giocatori a ‘negoziare’ con il regime? Alcuni addirittura mostrandosi felici nelle foto. Questo è il motivo per cui negli stadi e nelle piazze, gli iraniani hanno tifato contro l’Iran“, spiega a LaPresse Asghar Adibi, giocatore della nazionale di calcio iraniana negli anni ’70 e oggi attivista in Francia contro il regime. C’è chi chiede ora una nuova e più netta presa di posizione da parte della nazionale già domani contro il Galles, o ancora di più nella gara simbolo contro gli Usa il 29 novembre. A sentire chi invece conosce bene i suoi connazionali ci sarebbe ben poco da ricucire ormai: “Sinceramente non mi interessa il calcio, se l’Iran vince o perde la partita, questo team avrà comunque deluso gli iraniani. Il calcio è molto popolare in Iran, quando io giocavo venivano allo stadio 100mila persone a vedere le partite, gli iraniani amano il calcio. Ma ora la situazione è completamente differente, perché il regime a poco a poco sta tentando di prendersi tutte le organizzazioni sportive, compresa la Federcalcio iraniana che sta con i pasdaran. Alcuni giocatori della nazionale sono molto vicini al governo del mullah”, aggiunge. Chiaro il riferimento a quel colloquio avvenuto con Raisi prima di partire per la volta di Doha: “Questo team – spiega ancora Adibi – mi vergogno solo a dirlo, sta giocando solo per i soldi. In Qatar un giocatore ha risposto a una domanda sulle proteste dicendo ‘non mi occupo di questioni politiche, sono solo uno sportivo’. Ecco perché ovunque ormai diciamo che questa non è la nazionale dell’Iran ma la nazionale del regime del mullah“. Ed è per questo che lunedì scorso per le strade di Teheran gli iraniani esultavano a ogni gol segnato dall’Inghilterra: “Penso sia stata la prima volta nel mondo che i tifosi di un Paese hanno tifato contro la loro nazionale. Quando l’Inghilterra segnava, gli iraniani erano felici ed esultavano contro la dittatura”, dice ancora a LaPresse Asghar Adibi, secondo il quale la Fifa avrebbe dovuto escludere l’Iran da subito dal Mondiale: “Quando la Russia ha attaccato l’Ucraina, la Fifa ha subito deciso di escludere la nazionale russa dalle qualificazioni ai Mondiali. Perché non ha preso la stessa decisione con l’Iran? Questa è la dimostrazione che nella Fifa qualcosa deve cambiare, da troppo tempo loro lavorano come ‘Mafia’”, attacca l’ex calciatore.
Mi vergogno di questo presidente della Fifa, è un grande ciarlatano“, prosegue l’attivista. “Ho giocato contro Pelè ed Eusebio”, conclude Asghar Adibi, “auguro alla vera nazionale iraniana di poter giocare un giorno contro campioni di quel calibro”.

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