Nessun accenno alle politiche monetarie, se non per ricordare che “con politiche monetarie globalmente molto espansive, i regolatori dovrebbero essere cauti nel riavviare gli incentivi che hanno portato alla crisi” e che “quando la politica monetaria è accomodante una regolamentazione lassista rischia di alimentare gli squilibri finanziari”.
Come d’altra parte anticipato alcuni giorni fa da un portavoce della Bce, Mario Draghi ha focalizzato il proprio intervento al simposio di Jackson Hole, organizzato come ogni anno in Wyoming dalla Federal Reserve di Kansas City, sul tema del convegno. Nello specifico, ‘Promuovere un’economia globale dinamica’. Un argomento che il presidente della Banca centrale europea ha affrontato sottolineando l’importanza dell’apertura e della cooperazione multilaterale, mettendo invece in guardia rispetto ai pericoli insiti nel protezionismo. Una scelta, quella di non fornire indizi circa la discussione sul proseguimento del quantitative easing che i vertici della Bce affronteranno in autunno, che ha immediatamente spinto in alto l’euro, salito sopra quota 1,19 dollari subito dopo la diffusione del discorso.
DRAGHI: SERVE APERTURA. “La ripresa globale si sta consolidando”, ha esordito Draghi davanti alla platea composta da banchieri centrali, ministri delle finanze e accademici, proponendo quindi le proprie considerazioni riguardo a come far salire la crescita del prodotto potenziale, scesa intorno all1%. “Uno degli ingredienti chiave per alzare la produttività è l’apertura”, ha evidenziato, spiegando che “il libero scambio, gli investimenti e i flussi finanziari giocano un ruolo chiave nella diffusione di nuove tecnologie oltre i confini che porta in avanti i miglioramenti nell’efficienza”, mettendo in guardia rispetto al rischio insito in una svolta protezionistica, “particolarmente acuto alla luce delle sfide strutturali che le economie avanzate stanno affrontando”. In questo senso, ha illustrato il presidente della Bce, “la cooperazione multilaterale è cruciale per rispondere alle preoccupazioni circa la correttezza, la sicurezza e l’equità. Incoraggiando la convergenza normativa, aiuta a proteggere le persone dalle conseguenze indesiderate dell’apertura. E protezione significa non lasciarsi andare nel tempo al protezionismo”.
YELLEN PUNTA SU REGOLE. Neanche l’altra osservata speciale di Jackson Hole, Janet Yellen, ha d’altra parte voluto affrontare la questione della politica monetaria, concentrandosi piuttosto sul tema della regolamentazione, rispetto al quale ha sottolineato che le riforme attuate dal 2008 in poi “hanno aumentato la resistenza del sistema finanziario” così che oggi “le banche sono più sicure”. Secondo la numero uno della Federal Reserve, “ogni modifica alla cornice regolatoria dovrebbe essere modesta e preservare la crescita della resilienza” del sistema nei confronti di futuri shock. Un monito che è suonato come diretto al presidente statunitense Donald Trump, il cui governo starebbe ipotizzando un possibile allentamento delle regole finanziarie.