La delusione dell’eliminazione dall’Europa League sul più bello è sicuramente cocente, è sale aperto sulla ferita di una finale internazionale da ospitare in casa propria e che invece vedrà di fronte Benfica e Siviglia. Ma non c’è tempo da perdere e non ci sono incertezze da esprimere: aveva detto bene Antonio Conte alla vigilia di una partita come quella con l’Atalanta che non è semplicemente una formalità. Perché significa invece giocarsi l’intera stagione, e lo scudetto. Alla fine la formalità, un po’ a sorpresa, l’ha sbrigata il Catania che ha sconfitto la Roma infliggendo alla squadra di Garcia la sua terza sconfitta stagionale e decretando sufficienti gli otto punti di vantaggio della formazione bianconera per festeggiare il terzo scudetto di fila.
D’altronde la superiorità della Juventus nel corso del campionato è stata nettissima, indiscutibile e inequivocabile: al Napoli il merito di aver dimostrato di poter avviare un ciclo che con Benitez ora dovrà essere alimentato; alla Roma quello di aver comunque spinto al massimo sull’acceleratore di una squadra che non ci si aspettava così competitiva e che può crescere ancora. Ma la Juventus il campionato l’ha dominato e strameritato; pur con qualche pausa più che comprensibile e giustificabile e con il merito di essersi comunque giocata una stagione internazionale sia in Champions League che in Europa League. La sfida con l’Atalanta doveva semplicemente chiudere un conto già definito e lenire la delusione per questo 0-0 con il Benfica che tra sfortuna e qualche disattenzione di troppo, è semplicemente il segnale di un asticella ancora abbastanza bassa, e dunque da poter alzare ulteriormente. E invece quella con la Dea sarà un’occasione di festa della quale, per quest’anno, la Juve dovrà accontentarsi. Alla Juve che verrà il compito di attrezzarsi per le feste più importanti che dovranno arrivare.
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