In nove anni, tra il 2008 e il 2016, l’utilizzo annuo dei voucher per le prestazioni lavorative è aumentato da 535.985 unità a 145,368 milioni di tagliandi, con una crescita di oltre 27 volte. È quanto emerge da uno studio della Uil. Rispetto al 2015, quanto si sono contati 115,079 milioni di voucher, l’aumento è stato del 26,3%. La distribuzione sul territorio vede il 64% dei buoni-lavoro venduti nel Nord (93,2 milioni), e il restante 36% suddiviso quasi equamente tra il Centro (26,3 milioni) e il Mezzogiorno (25,8 milioni di voucher).
A livello regionale, sulla base delle nostre stime, tra le prime 5 Regioni per quantitativo più alto di voucher venduti nel 2016 troviamo: la Lombardia (27 milioni), il Veneto (18,5 milioni), l’Emilia Romagna (18,2 milioni), Piemonte (11,9 milioni) e la Toscana (10,6 milioni).
Diversa la prospettiva regionale se guardiamo agli aumenti rispetto al 2015: l’incremento più alto in Campania (+43,7%), seguita dalla Sicilia (+39,1%) e dalla Toscana (+32,1%). Da una stima effettuata a livello provinciale, nelle prime 10 posizioni, per maggior numero di voucher venduti nel 2016 troviamo: Milano (9,8 milioni), seguita da Torino (5,6 milioni), Roma (5,1 milioni), Brescia (4,2 milioni), Bologna (3,9 milioni), Verona (3,8 milioni), Bolzano (3,6 milioni), Venezia e Padova (3,3 milioni) e Treviso (3,2 milioni).
Le 10 province meno ‘voucherizzate’ si trovano tutte nel Mezzogiorno, ad eccezione di Rieti (circa 214 mila voucher). Dall’analisi condotta per attività d’impiego, oltre il 50% dei voucher del 2016 (pari a 73 milioni) si stimano venduti per prestazioni effettuate in attività a cui la Riforma del 2012 ha esteso il campo di applicazione (industria, edilizia, trasporti, etc.). Continuando, a seguire c’è il settore del turismo con una previsione di circa 21 milioni di buoni-lavoro venduti nel 2016, il commercio (18,4 milioni) e i servizi (14,9 milioni).
“L’economia dei lavoretti viaggia con altre velocità e sta sempre più caratterizzando parte importante della nostra economia. È li, in particolare, che si dovrebbe porre attenzione: il vasto mondo che sta nel mezzo tra il lavoro autonomo (vero) e quello subordinato, caratterizzato da lavori senza regole, con retribuzioni unilateralmente decise dal datore di lavoro e tutele sociali quasi nulle”, commenta il segretario confederale Uil, Guglielmo Loy.